La Corte del Maryland rigetta domanda risarcitoria contro Twitter (poi: T.) basata sull’asseritamente illegittima sospensione dell’account.
Si tratta di US District Court for the District of Maryland, Jones v. Twitter, Civil No. RDB-20-1963, 23.10.2020.
T. aveva sospeso l’account per hateful conduct e precisamente per un tweet relativo al comico – presentatore Trevor Noah.
Il Tweet <<allegedly “contains a nine or ten word sentence in addition to the two account names.”>> ma l’attore non lo riportava per esteso , <<recognizing “the decorum of the Court and the deep sensitivity that these public persons and public entities now represent”>> (si difendeva in proprio … ).
J. presentava molte causae petendi ma qui ricorderò solo quella concernente il safe harbour di cui al § 230 CDA.
Il giudice la liquida in fretta, dicendo che ricorrono tutti gli estremi per la sua applicazione (v. sub I. Counts 1-7, 9-11, and 15 are barred by the Communications Decency Act, 47 U.S.C. § 230(c)(1)). E pertanto rigetta la relativa domanda.
Non ci sono affermazioni degne di nota, trattandosi di una piana applicazione della normativa.
Ricordo solo che cita l’importante precedente Zeran v. Am. Online, Inc. del 1997 e che l’attore all’evidenza con la domanda giudiziale cercacava “to hold Twitter liable as a publisher of third-party content, as Plaintiff’s entire Complaint relates to Twitter’s decision not to publish Plaintiff’s content“..