Poco comprensibile decisione statunitense di una lite relativa a responsabilità da prodotto difettoso. Si tratta di US Distr. Court-South D. of New York, 30.11.2020, Brodie c. Green Spot Foods, Amazon services ed altri, caso n° 1:20-cv-01178-ER.
La sig.ra Brodie aveva acquistato su Amazon (poi: A.) un prodotto alimentare , sostitutivo della pasta, chiamato <Better than Pasta> , a base di radici orientali dette <konjak>. Il venditore era tale Green Spot Foods.
Il prodotto si era rilevato pericoloso, dato che aveva creato non piccoli problemi di salute all’acquirente.
Qui riporto sul problema della (cor-)responsabilità di A.
Il giudice accoglie la domanda per negligence e per breach of implied warranty (claim I e II); la rigetta per il claim III (breach of express warranty); la rigetta pure per <Deceptive Practices and False Advertising Under N.Y. Gen. Bus. Law §§ 349 and 350> (claim IV), p. 11 ss
Qui interessa quest’ultimo (claim IV).
La domanda di pratica ingannatoria viene rigettata sulla base del safe harbour costituito dal § 230 CDA: disposizione che esenta da responsabilità il provider per informazioni provenienti da terzi e divulgate tramite la sua piattaforma.
Dice così la corte: <<In line with these cases, the Court inds that Amazon is immune under the CDA. The parties do not dispute that Amazon qualifies as a provider of an interactive computer service. Instead, the question is whether Amazon can be considered an information content provider with respect to Better than Pasta’s advertising, and the Court inds that it is not. There is insufficient factual pleading supporting the plausible inference that Amazon itself created or edited any of the Better than Pasta advertising content. Brodie alleges that Green Spot is “the primary entity responsible for” the product’s advertising and manufactured, packaged, and initially created all advertising for the product. … Further, while Brodie asserts that the BSA handed Amazon editorial control over what Green Spot materials were published, ….. Brodie does not allege that Amazon actually exercised this control to alter or modify advertising materials received from Green Spot, nor alleges facts giving rise to such an inference>>.
Solo che poco sopra (p. 5 nota 3 e testo relativo) il giudice aveva preso per buona la concorde qualificazione per cui A. è un retailer (rivenditore/dettagliante) e cioè dante causa della sig.ra Brodie. Ciò probabilmente per l’intenso coinvolgimento di A. nella gestione della presenza sul marketplace e delle vendite.
Ora, se A. è rivenditore, non si vede come possa dirsi che l’informazione difettosa sul prodotto (il mancato avviso della sua rischiosità/pericoosità) provenga dal terzo venditore. E’ infatti A., in thesi, colui che vende al consumatore: pertanto le informazioni di ciò che vende vanno a lui ricondotte, anche se si fosse in toto affidato (de relato) ai contenuti informativi provenienti dal venditore operante sul suo marketplace.
Si tratta infatti di content provider: <<The term “information content provider” means any person or entity that is responsible, in whole or in part, for the creation or development of information provided through the Internet or any other interactive computer service.>>, § 230 (f)(3) CDA