La corte di appello della California approfondisce la interpretazione del § 230 Communication Decency Act, che offre il noto safe harbour agli inernet service providers.
Si tratta della 1st Appellate District-division one, 22.01.2021 n. A158214, Murphy c. Megan.
La sentenza è alquanto analitica e interessante, anche perchè affronta e supera due insidiose prospettazioni attoree, contrarie alla concedibilità del safe harbour a Twitter (poi: T.).
I fatti. Meghan Murphy (M.), giornalista freelance con 25.000 follower, aveva postato su T. messaggi intolleranti verso donne transgender. T. prima l’avvisa di rimuoverli e poi la sospende in via definitiva
M. cita T. e fa valere violazione di contratto, promissory estoppel e violazione della legge sulla concorrenza sleale (unfair and fraudulent business practices).
E’ il § A della Discussion ad esaminare il § 230(c)(1) CDA, unica questione qui ricordata.
Per la corte sono soddisfatti i tre requisiti previsti e dunque il safe harbour va concesso a T., p .13/4.
Si noti che non si tratta di mancata rimozione di contenuti di terzi asseritamente illeciti , bensì dell’opposto caso di illecita rimozione di contenuti dell’attore in causa.
M. cerca di evitare il § 230 CDA, dicendo che no ns itratta di contenuti di terzi ma di promesse contrattuale dello stesso T.
La Corte rigetta questo argomento, dicendo che può applicarsi anche alle vioalazioni contrattuali e agli proissory estoppel, trattandosi sempre di materiale altrui (cioè non T..) . Riconosce però che altri giudici si son pronunciati in senso opposto, p. 15-23
Questo è il primo dei due punti particolarmente interessanti.
L’altro (il più importante) riguarda il rapporto tra il n° 1 e il n° 2 del § 230(c) CDA.
Per M. , la piattaforma potrà tutt’al più invocare il n° 2 (irresponsabilità per rimozione), non il n° 1, p. 23 ss..
Per la corte invece opera il n° 1 , che copre tutte le decisioni interenti la pubblicazione, sia nel senso di di pubblicare che in quello di rimuovere, purchè si tratti di materiali di terzi.
Il n° 2 cit. dà protezione addizionale a condotte che già non siano coperte dal n° 1: ad es. [o soprattutto] non coperte perchè non si tratta in tutto o in parte di materiali altrui ma invece totalmente/parzialmente riconducibili al service provider. Dice così : <<as the Ninth Circuit explained in Barnes, section 230(c)(1) “shields from liability all publication decisions, whether to edit, to remove, or to post, with respect to content generated entirely by third parties.” (Barnes, supra, 570F.3d at p.1105, italics added.) Section 230(c)(2), on the other hand, applies “not merely to those whom subsection (c)(1) already protects, but any provider of an interactive computer service”regardless of whether the content at issue was created or developed by third parties.(Barnes, at p.1105.) Thus, section 230(c)(2)“provides an additional shieldfrom liability,” encompassing, for example, those interactive computer service providers “who cannot take advantage of subsection (c)(1) ….because they developed, even in part, the content at issue.” (Barnes, at p.1105, italics added.)>>, p. 24.
(notizia e link alla sentenza presi dal law blog di Eric Goldman)