Alcune persone citano Zoom Incorported per aver permesso l’ingresso di terzi estranei in conferenze Zoom. In sostanza per non aver protetto adeguatamente a livello informatico l’accesso e aver quindi permesso a detti terzi l’ingresso in conferenza con diffusione di materiali illeciti (c.d. <<zoombombing>>, di cui si era parlato pure da noi la scorsa estate). Sono poi avanzate altre domande relative a violazione di privacy, qui non pertinenti.
La lite è decisa da US D.C. NORTHERN DISTRICT OF CALIFORNIA-SAN JOSE DIVISION, 11 marzo 2021, Case No. 20-CV-02155-LHK.
I fatti sono sub I.A.
Naturalmente Zoom (Z.) eccepisce il safe harbour ex § 230 CDA.
Dei tre requisiti ivi richiesti (-che si tratti v internet provider, -che la domanda tratti il provider coma publisher o speakler, – che sia informazione proveniente da terzi) sono discusse le prime due, mentre non c’è contestazione sul fatto che ricorra la terza.
Per la corte , Z. è internet provider e dunque ricorre il primo requisito, p. 9 e 10-11,. § A.1.
Circa il secondo, invece, solo alcune domande trattano Z. come publisher/speaker, non tutte. ivi.
La corte al proposito ricorda la ratio del § 230, p. 12-14.
Ricorda che per superare il filtro del § 230 l’attore deve provare: 1) che si tratti di materiali dannosi ma però content-neutral e 2) di non trattare il provider come publisher/speaker, p. 15 ss
Circa 1) fa degli esempi di materiali content neutral, basati su casi anteriori (tentativi di blocco di provvedimenti amministrativi), p. 15-17
Circa 2) , v.si p. 17/8.
Fatte queste precisazioni generali, le applica al caso de quo , arrivando alla conclusione per cui molte delle domande vs. Z., basate sul zoombombing, sono coperte da safe harbour: <<Plaintiffs exposed to this user-generated content suffered emotional distress as a result. Id. ¶ 221. Yet, appalling as this content is, Zoom’s failure “to edit or block user-generated content” is “the very activity Congress sought to immunize.” Roommates.Com, 521 F.3d at 1172 n.32. The bulk of Plaintiffs’ Zoombombing claims lie against the “Zoombombers” who shared heinous content, not Zoom itself. Zoom merely “provid[ed] neutral tools for navigating” its service. Id. at 1174 n.37; see, e.g., FAC ¶ 177 (criticizing Zoom’s “default features”).>>p.19
Nega invece il safe harbour per le domande basate su inadempimento contrattuale.
Preciasamente così riassume la propria posizione: <<In sum, the Court rules as follows on § 230(c)(1) immunity. The Court denies Zoom’s motion to dismiss Plaintiffs’ contract claims. These claims do not derive from Zoom’s status or conduct as a “publisher” or “speaker.” The Court also denies Zoom’s motion to dismiss Plaintiffs’ claims to the extent they are content-neutral. Plaintiffs’ second amended complaint should more clearly articulate those claims.
The Court grants Zoom’s motion to dismiss Plaintiffs’ claims to the extent they (1) challenge the harmfulness of “content provided by another”; and (2) “derive[] from the defendant’s status or conduct as a ‘publisher or speaker’” of that content. Barnes, 570 F.3d at 1102. However, the Court allows Plaintiffs leave to amend because amendment would not unduly prejudice the opposing party, cause undue delay, or be futile, and Plaintiffs have not acted in bad faith. See Leadsinger, 512 F.3d at 532.>>, ivi.
(notizia e link alla sentenza tratti dal blog di Eric Goldman)