Un avvocato statunitense, divenuto acceso sostenitore di Trump, si vede etichettati in modo sfavolrevole (labeled) suoi post su Twitter e poi sospeso l’account in via definitiva.
Agisce allora contro Twitter (ed altri organi pubblici USA di alto livello con cui avrebbe commesso conspiracy) facendo valere il diritto di parola/free speech.
L’ovvia eccezione di inesistenza di ogni state action nella condotta di Twitter viene però accolta.
Viene respinta pure la qualifica di <joint action> Stato/Twitter: il relativo test cheide “whether the state has `so far insinuated itself into a position of interdependence with [the private entity] that it must be recognized as a joint participant in the challenged activity“, sub III.A.1 (qualifica esaminata in dettaglio).
Si tratta del Tribunale del Nord California, 10.01.2022, Case No. 21-cv-07063-CRB. , ROGAN O’HANDLEY v. ALEX PADILLA, et al., Defendants.
(notizia e link alla sentenza dal blog di Eric Goldman)