Cass.sez. 1 del 31.01.2023 n. 2840, rel. Conti:
<<In effetti, la Corte di appello si è pienamente uniformata ai principi espressi da questa Corte in ordine all’esistenza di una convivenza di fatto, valorizzando l’esistenza di uno stabile rapporto di convivenza collegato anche al coinvolgimento nel progetto comune di figli della coppia – cfr., infatti, Cass., S.U. n. 32198 del 2012 ove si è chiarito che quanto al contenuto della prova della convivenza, in virtù del dovere di assistenza reciproca, anche materiale, che scaturisce dalla convivenza di fatto (in base alla L. n. 76 del 2016, art. 1, comma 37), deve ritenersi che il coniuge onerato dell’obbligo di corrispondere l’assegno possa limitarsi a provare l’altrui costituzione di una nuova formazione sociale familiare stabile, e che non sia onerato del fornire anche la prova (assai complessa da reperire, per chi è estraneo alla nuova formazione familiare) di una effettiva contribuzione, di ciascuno dei conviventi, al menage familiare, perchè la stessa può presumersi, dovendo ricondursi e fondarsi sull’esistenza di obblighi di assistenza reciproci -. E nello stesso contesto le Sezioni Unite hanno aggiunto che ai fini del riconoscimento del carattere di stabilità della convivenza potrà farsi riferimento, come indica della L. n. 76 del 2016, art. 1, comma 37, alla dichiarazione anagrafica ivi indicata, se effettuata, o ad altri indici di stabilità in concreto (quali, a titolo esemplificativo, l’esistenza di figli della nuova coppia, la coabitazione, l’avere conti correnti in comune, la contribuzione al menage familiare)>>.
Principio errato, anche perchè non sorge alcun dovere di mantenimento in caso di convivenza di fatto. Erroneo è il rif. al co. 37 dell’art. 1 L. 76 del 2016 : qui l’ “assistenza materiale” è solo una situazione fattuale da cui la legge desume il ricorrere del concetto di “convivenza di fatto” (cioè è un sintagma descrittivo, non prescrittivo), alla quale poi applica la nuova disciplina . Quest’ultima però nulla dispone circa diritti di mantenimento durante la convivenza, ma solo quello agli alimenti dopo la cessazione (co. 65)