Cass. sez. II, 18/03/2025 n. 7.188, rel. Varrone:
<<Deve osservarsi che la Corte d’Appello nell’accogliere il gravame di FONSK non ha tenuto conto dell’orientamento di questa Corte secondo il quale la reiterata denuncia dei medesimi vizi da parte del committente non vale a interrompere il termine di prescrizione previsto dall’art. 1669 c.c. per il contratto di appalto o dall’art. 2226 c.c. per il contratto di prestazione d’opera.
Deve preliminarmente ribadirsi che l’eccezione di cui all’art. 1669 c.c. (e all’art. 2226 c.c.) opera su un piano sostanziale e, dunque, trova applicazione l’art. 2943 c.c. In altri termini, laddove le norme citate affermano che il diritto o l’azione “si prescrive in un anno dalla denuncia” si riferiscono appunto ad un termine di prescrizione che, come tale, è soggetto a essere interrotto, per il disposto dell’art. 2943 c.c., non solo dalla proposizione della domanda giudiziale, ma anche “da ogni altro atto che valga a costituire in mora il debitore”.
Ciò di cui la Corte d’Appello non ha tenuto conto è che, ai sensi di quest’ultima norma, solo la messa in mora del creditore è idonea ad interrompere il decorso della prescrizione, viceversa la reiterata denuncia dei medesimi vizi non può produrre il medesimo effetto e non è idonea a spostare in avanti il termine entro il quale il committente deve agire in giudizio (vedi Sez. 2, Sentenza n. 1955 del 22/02/2000 in motivazione).
Inoltre, risulta fondata anche la censura di omessa pronuncia rispetto all’eccezione di mancanza di prova della notifica della missiva del 16 aprile 2011 che sarebbe decisiva sempre ai fini dell’interruzione della prescrizione. La Corte d’Appello non ha fornito alcuna risposta rispetto a tale eccezione, tenuto conto che trattandosi di atto recettizio l’onere della prova della sua conoscenza (anche in via presuntiva) da parte del destinatario ricadeva su FONSK.
Deve ribadirsi in proposito che: Perché un atto abbia efficacia interruttiva della prescrizione, ai sensi dell’art. 2943, quarto comma, cod. civ., deve presentare un elemento soggettivo, costituito dalla chiara indicazione del soggetto obbligato, ed un elemento oggettivo, consistente nell’esplicitazione di una pretesa e nella intimazione o richiesta scritta di adempimento idonea a manifestare l’inequivocabile volontà del titolare del credito di far valere il proprio diritto nei confronti del soggetto indicato, con l’effetto sostanziale di costituirlo in mora; la richiesta di pagamento produce l’interruzione della prescrizione ad effetto istantaneo, pertanto non è ammissibile che l’effetto interruttivo sia riconducibile ad una pluralità di atti, succedutisi nel tempo, dal complesso dei quali possa ricavarsi la volontà dell’interessato di far valere il proprio diritto, in quanto, se la singola intimazione non è idonea a costituire in mora l’obbligato, l’effetto interruttivo non si verifica affatto; ne consegue che non produce alcun effetto interruttivo un atto , astrattamente valido ai fini della interruzione della prescrizione, ove lo stesso intervenga quando si è già verificata l’estinzione del diritto per mancato esercizio dello stesso nel tempo indicato dalla legge. (Cass. Sez. L., 15/11/2002, n. 16131, Rv. 558535 – 01)>>.