Trib. Firenze 19.05.2023 n° 1519/2023, RG 16901/2018, rel. Pattonelli (da giurisprudenzadelleimprese.it):

<<Più in generale, la disciplina d’autore non assicura la tutela alle semplici idee,
informazioni, opinioni e teorie espresse nell’opera (come anche chiarito all’art. 9,
comma 2 Accordo TRIPS, all’art. 2, n. 8 L. n. 633/41 e nelle DCE nn. 1991/250 e 1996/9, rispettivamente in tema di programmi per elaboratore e di banche-dati), ma soltanto alle relative forme espressive, ossia alla loro concretizzazione esterna, intesa come rappresentazione nel mondo esterno di un contenuto di idee, fatti, sensazioni, ragionamenti, sentimenti, sicché l’opera dell’ingegno è tutelata soltanto quale espressione, segno palese e concreto della creatività dell’autore, mentre pari tutela non riceve l’utilizzazione dell’argomento o dell’insegnamento espressi nell’opera stessa: ciò in nome di criteri di ragionevolezza, dacché un’esclusiva tanto ampia da abbracciare perfino le idee – ancorché originali – dell’autore o i contenuti dell’opera recherebbe pregiudizio al progresso delle arti e delle scienze. Siffatto principio – esteso anche alle c.d. “idee elaborate”, per tali intendendosi gli schemi che fungono da traccia nello svolgimento di un’attività diretta alla successiva realizzazione di un’opera dell’ingegno completa – è stato ribadito, in particolare, per quanto qui di interesse, con riferimento alle opere di carattere scientifico (Cass. n. 190/62), nel cui ambito, del pari, l’esclusiva deve ritenersi cadere soltanto sull’espressione formale, id est, sulla soluzione espressiva del discorso scientifico, ma non pure sul contenuto intellettuale intrinseco dell’opera scientifica, o sull’insegnamento che da esso può trarsene, dovendo questo invece rimanere a disposizione di tutti, per il progresso delle scienze e della cultura generale (Cass. n. 10300/20; n. 15496/04). E se è pur vero, da un lato, che la visione personale, che dà luogo all’opera dell’ingegno creativa nel senso suindicato, si manifesta non soltanto nella c.d. forma esterna con cui viene espressa l’opera, ossia nell’espressione in
cui l’opera si presenta ai soggetti che intendono fruirne, ma anche nella c.d. forma interna, identificabile con la struttura dell’opera, ovvero con quel nucleo fondamentale che ne costituisce l’originalità creativa, che – come tale – non è appropriabile liberamente dai terzi; è d’altro canto da ribadirsi come, al fine della configurazione di un’opera dell’ingegno, occorra pur sempre una forma esteriore compiuta, determinata e identificabile, in cui la stessa opera si concretizzi e possa pertanto essere percepita come tale all’esterno, non ponendosi altrimenti neppure il problema della sua percezione come frutto dell’attività creativa di un determinato autore.

In altri termini, dunque, un’opera dell’ingegno in tanto riceve protezione, in quanto sia riscontrabile in essa un atto creativo, seppure minimo, suscettibile di manifestazione nel mondo esteriore, a prescindere dal suo carattere edito o inedito, sempreché, tuttavia, ne sussistano i requisiti della concretezza di espressione, e, dunque, una forma come tale riconoscibile e riconducibile al soggetto autore (Cass. n. 22010/15; n. 18073/12) – come è ben evincibile, anzitutto, dalla lettura della clausola di chiusura di cui all’art. 1 LDA (“in qualunque forma di espressione”) e all’art. 2575 c.c., entrambe presupponenti l’esistenza di un’espressione tangibile e percepibile dell’opera>>

Oper dell’integno non ravvisata nel caso specifico in cui <<secondo le prospettazioni attoree (cfr. pag. 4 citazione), “idea, ricerca, formulazione, programma, progetto ed esecuzione” di un laboratorio scientifico, il LISM, costituirebbero un’opera dell’ingegno da tutelare in suo favore, in quanto diretta promanazione dai suoi studi e dalle sue intuizioni, e di cui, pertanto, lo stesso attore avrebbe dovuto essere ritenuto l’unico autore>>.

Decisione ineccepibile anche se facile.

Equo compenso anche per le riproduzioni private di trasmissioni televisive, dice l’Avvocato Generale

Secondo le Conclusioni 13.07.2023 dell”AG Collins, C-260/22, Seven.One Enterteinment group c. Coriont Media GmBH, è incompatibile col diritto UE la legge tedesca, laddove  non attriobuisce l’equo compenso agli organismi di radio diffusione sulla riproduzione privatedi loro trasmissioni.

<<§ 41 L’articolo 2, lettera e), e l’articolo 5, paragrafo 2, lettera b), della direttiva 2001/29/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 maggio 2001, sull’armonizzazione di taluni aspetti del diritto d’autore e dei diritti connessi nella società dell’informazione, devono essere interpretati nel senso che ostano a che uno Stato membro preveda un’eccezione per copia privata al diritto esclusivo di riproduzione degli organismi di diffusione radiotelevisiva nelle fissazioni delle loro trasmissioni, escludendo al contempo il diritto a un equo compenso per tale copia qualora essa arrechi loro un pregiudizio più che minimo.

Il fatto che gli organismi di diffusione radiotelevisiva possono avere diritto a un equo compenso ai sensi dell’articolo 5, paragrafo 2, lettera b), della direttiva 2001/29 in qualità di produttori cinematografici è irrilevante [giusto ma ovvio]>>.

Circa la possibilità di disapplicare, sempre utile il ripasso:

<<38. La questione che si pone nel caso di specie è se la ricorrente possa invocare l’articolo 2, lettera e), e l’articolo 5, paragrafo 2, lettera b), della direttiva 2001/29 in un procedimento contro la convenuta al fine di ottenere la disapplicazione di una normativa nazionale contrastante con tali disposizioni. L’articolo 288, terzo comma, TFUE stabilisce che le direttive non possono di per sé creare obblighi a carico di soggetti di diritto e quindi non possono essere fatte valere in quanto tale nei confronti di soggetti di diritto dinanzi a un giudice nazionale. Anche se chiare, precise e incondizionate, le disposizioni di una direttiva, come quelle di cui all’articolo 2, lettera e), e all’articolo 5, paragrafo 2, lettera b), della direttiva 2001/29 non consentono al giudice nazionale di disapplicare una disposizione del suo diritto interno ad esse contraria se, in tal modo, venisse imposto un obbligo aggiuntivo a un soggetto di diritto (51).

39. Una direttiva può comunque essere invocata nei confronti di uno Stato membro, a prescindere dalla veste in cui quest’ultimo agisce. Il giudice nazionale è tenuto a disapplicare la disposizione nazionale contraria a una direttiva laddove quest’ultima sia invocata nei confronti di uno Stato membro, degli organi della sua amministrazione, ivi comprese autorità decentralizzate, o degli organismi o entità sottoposti all’autorità o al controllo dello Stato o a cui uno Stato membro abbia demandato l’assolvimento di un compito di interesse pubblico e che dispongono a tal fine di poteri che eccedono quelli risultanti dalle norme applicabili nei rapporti fra singoli (52).

40. All’udienza, sia la convenuta che il governo tedesco hanno confermato che la convenuta è una società di gestione collettiva a cui la legge ha conferito poteri speciali e che deve agire nell’interesse pubblico. Ne consegue che, qualora il giudice del rinvio si trovi nell’impossibilità di interpretare l’articolo 87, paragrafo 4, dell’UrhG in modo conforme agli articoli 2, lettera e), e 5, paragrafo 2, lettera b), della direttiva 2001/29, la ricorrente può avvalersi di queste ultime disposizioni nella sua controversia con la convenuta per cercare di persuadere tale giudice a disapplicare l’articolo 87, paragrafo 4, dell’UrhG>>.

Quindi verso la collecting,  organo di diritto pubblico, vale l’efficacia verticale delle direttive inattuate.

Sulla (in-)validità di marchio sonoro

Anna Maria Stein in IPKat segnala una decisione dell’ufficio di Alicante che rigetta la domanda di registrazine di marchio musicale (la canzone per bimbi “Johnny Johnny Yes Papa”)

Si tratta di 15.06.2023, applicat. n° 018713855, Mora TV srl (testo inglese automat. trad. qui)

Le ragioni del rigetto attengono alla carenza di distintività; ne è interessante l’applicaizone ai marchi musicali (riporto la sintesi di Anna Maria Stein, ove trovi pure un paio di precedenti amministrativi):

<<a) Length of the sound mark

Although the length of a sound mark does not disqualify it from being considered as an indicator of origin, and the EUTMR is silent in this regard, the EUIPO’s examination guidelines specify the types of sound marks that are not likely to be accepted without proof of acquired distinctiveness, including sounds which are too long to be considered as an indication of origin and sounds which are usually associated with certain goods and services.

b) Lack of easily identifiable and recognisable melodic structure

The sign does not contain an easily identifiable and quickly recognisable melodic structure since it begins with a simple, repetitive motif, which is then accompanied by a few basic tones and sounds, typical of music played in cartoons, movies or songs with lyrics for babies or children. Thus, it does not contain any relevant melodic moment/structure that would allow the public to clearly identify it as a brand, and consequently lacks the ability to function as an identifier of commercial origin.

d) The sound trade mark does not identify the commercial origin of goods or services

Consumers are not in the habit of making assumptions about the origin of products or services in the absence of any graphic or verbal element, because, in general, a sound in itself is not commonly used in any field of commercial practice as a means of identification. However, marketing habits in an economic sector are not fixed and can evolve in a very dynamic way, including through the use of sound trade marks.

When a sound mark consists of non-distinctive/descriptive/generic verbal elements pronounced in a clear manner and without striking or unusual sound elements, the sound mark will be considered non-distinctive.

The trade mark at issue here contains several phrases taken from a song that is very popular throughout the world and for which there are numerous versions and videos that can easily be found on the internet.

e) No acquired distinctive character

According to the EUIPO, the applicant did not submit any opinion polls/surveys or depositions, nor did it provide details of turnover and sales figures or any document regarding investment in advertising and efforts made to promote the brand.

Thus, it was not possible to establish the market share regarding the objected products and services, the intensity, geographical extent and duration of the use of the sound trade mark, or the proportion of the relevant public that identifies the origin of the products and services, before the filing date of the application>>.

Si v. il Chapter 3, § 14 Sound marks, Sect 4 – part B Examination, p. 452 ss, delle Guidelines EUIPO, vers. 1.0, 31 marzo 2023.

il Trib. UE sulla confondibilità tra marchi denominativi (messaggio concettuale dei nomi di persona e neutralizzazione -mancata, nel caso sub iudice- prodotta dagli elementi differenzianti)

Precisazioni sempre utili in argomento da Trib. UE 21.06.2023, Cases T‑197/22 and T‑198/22, Ioulia and Irene Tseti Pharmaceutical Laboratories SA v. EUIPO (+ Arbora & Ausonia, SL).

marchio1 chiesto in registrazione
marchio 2 chiesto in registrazione

Il Trib. per lo più accoglie l’opposizione (cioè non in toto).

Sentenza istruttiva che ripercorre tutti i soliti passaggi nelle liti di questo tipo.

(notizia da M. Pemsel in IPKat)

L’ emoji I LOVE YOU per servizi finanziari non è distintivo

Il 2° board of appeal dell’EUIPO , 1 giugno 2023, Case R 2305/2022-2, Käselow Holding GmbH (qui la pag. web del fascicolo e qui il link diretto al pdf in inglese, traduz. automat. da orig. tedesco), conferma che l’emoji I LOVE YOU nell’ ASL american sign language non è distintivo per servizi finanziari

E’ irrilevante che di solito avvenga con mano destra.

<<22 In general, it should be pointed out that the main function of an emojis is to provide emotional references which are otherwise lacking in tilted entertainment. Emojis therefore function as a parallel language, which convey a nuanced meaning and make it  easier to express feelings. They are often connected with positive communication. As a rule, they are not perceived as an indication of origin.
23 This finding is also in line with the case-law, which states that it is sufficient for the finding of a lack of distinctive character if the sign exclusively conveys an abstract promotional statement and is primarily interpreted as an advertising slogan and not as an indication of the origin of the service (05/12/2002, T-130/01, REAL PEOPLE, REAL SOLUTIONS, EU:T:2002:301, § 29-30).
24 It also corresponds to the decision-making practice of the Board, according to which the average consumer is accustomed to a large number of pictograms such as emblems and emojis which represent emotions and are generally used in private communication to express generally positive feelings, such as joy, consent, enthusiasm or happiness. Such pictograms (including emojis) are perceived by the relevant public as a general advertising message or purely decorative elements that are devoid of any distinctive character (see, inter alia, 17/01/2018, R 1489/2017-1, DEVICE OF AN emoji WITH A SMILING FACE (fig.); § 24-26 and 34; 04/10/2013, R 788/2013-4, representation of a smiley, § 13; 16/10/2014, R 602/2014-1, LUBILATED:), § 16-17). The pictograms are often also devoid of distinctive character because they are simple geometric shapes, design elements customary in advertising, stylised instructions on the use of the product or the reproduction of the product itself (29/06/2017, R 2034/2016-4, REPRESENTATION OF ZWEI HÄNDEN (fig.), § 11; 21/03/2006, R 1243/2006-4, Biegsame Welle, § 8; see also 02/04/2020, R 2189/2019-4, REPRESENTATION OF A RED (fig.); 02/10/2017, R 570/2017-4, CIRCULAR FIGURE).
25 In connection with the services claimed, namely financial services (Class 36) and, inter alia, building cleaning (Class 37), the sign in question will therefore be perceived as a general advertising message, which means that customers will be particularly satisfied with the services offered under the sign and will think of them on account of their satisfaction with loved affection.
26 In connection with the services objected to, the consumer therefore merely infers from the sign claimed a positive connotation of a general nature, either in the sense of an attractive decoration, in the sense of a general laudatory statement and incitement to purchase. As a simple representation of a positive gesture, the sign does not contain anything that would enable the targeted consumer to assign the goods thus identified commercially.
27 In summary, it must therefore be stated that the sign is not capable of serving to the public concerned as an indication of the origin of the relevant goods>>.

(notizia e link dal blog del prof. Eric Goldman)

Tra diffamazione, danno reputazionale e concorrenza sleale denigratoria

L’appello del 9° circuito No. 21-16466 del 2 giugno 2023, Enigma c. Malwarebytes decide una lite di vecchia data tra due aziende di sicurezza informatica , una delle quali aveva diffamato l’altra (designating its products as “malicious,” “threats,” and “potentially unwanted programs”)

Dal syllabo iniziale:

<<The district court primarily based the dismissal on its conclusion that Malwarebytes’s designations of Enigma’s products were “non-actionable statements of opinion.”

The panel disagreed with that assessment.

In the context of this case, the panel concluded that when a company in the computer security business describes a competitor’s software as “malicious” and a “threat” to a customer’s computer, that is more a statement of objective fact than a non-actionable opinion. It is potentially actionable under the Lanham Act provided Enigma plausibly alleges the other elements of a false advertising claim.
The district court held that the tort claims under New York law failed because Malwarebytes was not properly subject to personal jurisdiction in New York. That meant Enigma’s claim for relief under New York General Business Law (NYGBL) § 349 failed because that statute did not apply to the alleged misconduct. The panel disagreed and concluded that Malwarebytes is subject to personal jurisdiction in New York. As this action was initially filed in New York, the law of that state properly applies.
The common law claims for tortious interference with contractual relations and tortious interference with business relations were also dismissed by the district court. Those torts are recognized as actionable under California law, as they are under New York law, but the district court concluded that Enigma failed to allege essential elements for those claims under California law. The contractual relations claim failed because Enigma did not identify a specific contractual obligation with which Malwarebytes interfered. The business relations claim was dismissed because that claim required an allegation of independently wrongful conduct, and that requirement was not satisfied following the dismissal of the Lanham Act and NYGBL § 349 claims.

Because the panel held that the Lanham Act and NYGBL § 349 claims should not have been dismissed, the panel concluded that the tortious interference with business relations claim should similarly not have been dismissed. The panel agreed with the district court regarding dismissal of the claim for tortious interference with contractual relations, however, and affirmed the dismissal of that claim>>.

(notizia e link alla sentenza dal blog del prof. Eric Goldman)

Buona nota alla sentenza nella Harvard law review.

Il problema della legittimità dell’uso dei training data per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale

Il Trib. del Northern District della California 11 maggio 2023, Case 4:22-cv-06823-JST, Doe1 ed alktri c. Github e altri, decide (per ora) la lite promosa da titolari di software caricato sulla piattafoma Github (di MIcrosoft) contro la stessa e contro OpenAI per uso illegittimo dei loro software (in violazione di leggi e di clausole contrattuali).

La fattispecie -non è difficile pronostico-  diverrà sempre più frequente.-

I fatti:

<<In June 2021, GitHub and OpenAI released Copilot, an AI-based program that can “assist software coders by providing or filling in blocks of code using AI.” Id. ¶ 8. In August 2021, OpenAI released Codex, an AI-based program “which converts natural language into code and is integrated into Copilot.” Id. ¶ 9. Codex is integrated into Copilot: “GitHub Copilot uses the OpenAI Codex to suggest code and entire functions in real-time, right from your editor.” Id. ¶ 47 (quoting GitHub website). GitHub users pay $10 per month or $100 per year for access to Copilot. Id. ¶ 8.
Codex and Copilot employ machine learning, “a subset of AI in which the behavior of the program is derived from studying a corpus of material called training data.” Id. ¶ 2. Using this data, “through a complex probabilistic process, [these programs] predict what the most likely solution to a given prompt a user would input is.” Id. ¶ 79. Codex and Copilot were trained on “billions of lines” of publicly available code, including code from public GitHub repositories. Id. ¶¶ 82-83.
Despite the fact that much of the code in public GitHub repositories is subject to open-source licenses which restrict its use, id. ¶ 20, Codex and Copilot “were not programmed to treat attribution, copyright notices, and license terms as legally essential,” id. ¶ 80. Copilot reproduces licensed code used in training data as output with missing or incorrect attribution, copyright notices, and license terms. Id. ¶¶ 56, 71, 74, 87-89. This violates the open-source licenses of “tens of thousands—possibly millions—of software developers.” Id. ¶ 140. Plaintiffs additionally allege that Defendants improperly used Plaintiffs’ “sensitive personal data” by incorporating the data into Copilot and therefore selling and exposing it to third parties. Id. ¶¶ 225-39>>.

MOlte sono le vioalazioni dedotte e per cio il caso è interessante. Alcune domande sono però al momento rigettate per insufficiente precisazione dell’allegaizone , ma con diritto di modifica.

La causa prosegue: vedremo

(notizia e link alla sentenza da Kieran McCarthy nel blog di Eric Goldman)

Bananas duct-taped to a wall: non c’è violazione di copyright nel caso Morford/Cattelan

Il Trib. del Distretto Sud della Florida, giudice Scola, 12 giugno 2023, Case 1:21-cv-20039-RNS, Mordford v. Cattelan, decide con itneressante sentenza la lite tra i due artisti Morford e Cattelan.

Si vedano nella sentenza le due opere a paragone: a prima vista paiono assai simili.

la corte però sfronda applicando -dopo aver affermato che non è data prova dell’access di Cattelan all’0opera azionata- il noto e importante “abstraction-filtration-comparison” test, p. 9.

Esito della filtration:

<<Where does this leave the Court’s filtration analysis? Effectively, it
removes from consideration the largest and most obvious abstracted element of
Banana and Orange: the “banana [that] appears to be fixed to the panel with a
piece of silver duct tape running vertically at a slight angle, left to right.” (Order
Denying Mot. Dismiss at 10.) This expression is not protectible under the
merger doctrine. But that is not to say that Morford’s work is wholly
unprotectible under the doctrine, and this is where the Court diverges from
Cattelan’s position. There are still protectible elements of Morford’s work: (1)
the green rectangular panel on which the fruit is placed; (2) the use of masking
tape to border the panels; (3) the orange on the top panel and banana on the
bottom panel, both of which are centered; (4) the banana’s placement “at a
slight angle, with the banana stalk on the left side pointing up.” (Id.)>>

Ma allora la ripresa da aprte di CAttelan si riduce a poco.

Si v. a p. 14 il paragone sinottico, assai chiaro, che i nostri giudici dovrebbero pure praticare.

In breve resta solo questo:

Reviewing these elements as a whole, it is clear that Banana and Orange
and Comedian share only one common feature that the Court has not already
set aside as unprotectible: both bananas are situated with the banana’s stalk
on the left-hand side of sculpture. This solitary common feature is, on its own,
insignificant and insufficient to support a finding of legal copying. See Altai,
982 F.2d at 710. And the placement of the banana’s stalk (on the right-hand
side of the sculpture versus the left, or vice-versa) would be another element
subject to the merger doctrine anyway: there are only two ways the stalk may
be placed, to the right or to the left. BUC Int’l, 489 F.3d at 1143.

 

(noitizia e link alla sentenza da Eleonora Rosati, IPKat)

Il 230 CDA salva Amazon dall’accusa di corresponsabile di recensioni diffamatorie contro un venditore del suo marketplace

La recensione diffamatoria (lievemente, per vero: sciarpa Burberry’s asseritamenye non autentica) non può vedere Amazon correposanbilòe perchè oepra il safe harbour citato.

Si tatta di infatti proprio del ruolo di publisher/speaker previsto dala legge. Nè può ravvisarsi un contributo attivo di Amazon  nell’aver stabilito le regole della sua piattaforma, come vorrebbe il diffamato: il noto caso Roommates è malamente invocato.

Caso alquanto facile.

Così l‘appello del 11 circuito 12 giugn 2023, No. 22-11725,  MxCall+1 c. Zotos + Amazon:

<<In that case, Roommates.com published a profile page for each subscriber seeking housing on its website. See id. at 1165. Each profile had drop-down menu on which subscribers seeking housing had to specify whether there are currently straight males, gay males, straight females, or lesbians living at the dwelling. This information was then displayed on the website, and Room-mates.com used this information to channel subscribers away from the listings that were not compatible with the subscriber’s prefer-ences. See id. The Ninth Circuit determined that Roommates.com was an information content provider (along with the subscribers seeking housing on the website) because it helped develop the in-formation at least in part. Id. (“By requiring subscribers to provide the information as a condition of accessing its service, and by providing a limited set of prepopulated answers, Room-mate[s.com] . . . becomes the developer, at least in part, of that in-formation.”).
Roommates.com is not applicable, as the complaint here al-leges that Ms. Zotos wrote the review in its entirety. See generally D.E. 1. Amazon did not create or develop the defamatory review even in part—unlike Roommates.com, which curated the allegedly discriminatory dropdown options and required the subscribers to choose one. There are no allegations that suggest Amazon helped develop the allegedly defamatory review.
The plaintiffs seek to hold Amazon liable for failing to take down Ms. Zotos’ review, which is exactly the kind of claim that is immunized by the CDA—one that treats Amazon as the publisher of that information. See 47 U.S.C. § 230(c)(1). See also D.E. 1 at 5 (“Amazon . . . refused to remove the libelous statements posted by Defendant Zotos”). “Lawsuits seeking to hold a service provider [like Amazon] liable for its exercise of a publisher’s traditional edi-torial functions—such as deciding whether to publish, withdraw, postpone, or alter content—are barred.” Zeran, 129 F.3d at 330. We therefore affirm the dismissal of the claims against Amazon>>.

(notizia e link dal sito del prof. Eric Goldman)

Differenza tra non applicabilità dello safe harbour e affermazione di responsabilità

La corte distrettuale del Wisconsin -western dist.-  31.03.2023, caso No. 21-cv-320-wmc, Hopson + Bluetype c. Google + Does 1 e 2, ha ben chiara la differenza tra i due concetti: che non sia invocabile il  safe harbour non significa che ricorra in positivo responsabilità (anche se di fatto sarà probabile).

Non altrettanto chiara ce l’hanno alcuni nostri opininisti (dottrina e giurisprudenza).

Nel caso si trattava del safe harbour per il copyright in caso di procedura da notice and take down e in particolare da asserita vioalzione della procedura che avrebbe dovuto condurre google a “rimettere su” i materiali in precedenza “tirati giu” (§ 512.g) del DMCA).

<<Here, plaintiffs allege that defendant Google failed to comply with § 512(g)’s
strictures by: (1) redacting contact information from the original takedown notices; (2) failing to restore the disputed content within 10 to 14 business days of receiving plaintiffs’ counter notices; and (3) failing to forward plaintiffs’ counter notices to the senders of the takedown notices. As Google points out, however, its alleged failure to comply with  § 512(g) does not create direct liability for any violation of plaintiffs’ rights. It merely denies Google a safe harbor defense should plaintiffs bring some other claim against the ISP for removing allegedly infringing material, such as a state contract or tort law claim. Martin, 2017 WL 11665339, at *3-4 (§ 512(g) does not create any affirmative cause of action; it
creates a defense to liability); see also Alexander v. Sandoval, 532 U.S. 275, 286-87 (2001) (holding plaintiffs may sue under a federal statue only where there is an express or implied private right of action). So, even if Google did not follow the procedure entitling it to a safe harbor defense in this case, the effect is disqualifying it from that defense, not creating liability under § 512(g) of the DMCA for violating plaintiffs’ rights.>>

Ancora nulla circa tale procedura in UE: gli artt. 16-17 del DSA reg. UE 2022/2065 non ne parlano (pare lasciarla all’autonomia contrattuale) e nemmeno lo fa la dir. specifica sul copyright,  art. 17 dir. UE 790/2019.

(notizia e link dal sito del prof. Eric Goldman)