Violazione di marchio e copyright circa il celeberrimo marchio di Patagonia da parte di un venditore su Walmart

Si consideri il seguente logo di Patagonia:

(immagine presa dal web: https://www.bergfreunde.it/patagonia-p-6-logo-responsibili-tee-t-shirt/)

e questo:

(immagine presa dal web: https://bluequillangler.com/patagonia-logo/?s=)

Ebbene, Patagonia lamenta che i suoi diritti di marchio e copyright siano violati dal segno grafico presente nelle magliette prodotte da Robin Ruth e distribuite da WalMart: si v. l’immagine a p. 2 della citazione in giudizio di cui appresso e già qui riprodotta:

Il segno è simile quanto all’elemento non denominativo, ma assai diverso rispetto a quello denominativo.

La prof. Alexandra Roberts offre il link all’atto di citaizone in giudizo presso la corte di Los Angeles.

La difesa non ragiona su questa differenza: si limita a dare per scontata l’associazione tra le due imprese:

<< In blatant disregard of Patagonia’s rights in the PATAGONIA
trademarks—and without authorization from Patagonia—Defendants have
promoted, offered for sale, and sold shirts bearing designs and logos that are nearly identical to the P-6 Trout logo and P-6 logo, only replacing Patagonia’s
PATAGONIA word mark with the word “Montana,” which inevitably will imply to
consumers that Patagonia has endorsed or authorized these products
>>.

Il caso non è semplice e bisogna distinguere tra i due marchi di Patagonia.

Ferma la uguaglianza merceologica, i segni differiscono in toto quanto alla componente denominativa , la quale ha un ruolo quantomeno coessenziale a quella a figurativa nel marchio attoreo. I nomi poi son scritti diversamente:  carattere assai peculiare nell’attore, banale nel covnenuto.

Ma può essere che alla fine il consumatore associ il marchio del secondo all’impresa del primo. E visto che basta il rischio di ciò (art. 20.1.b, cod. propr. ind.) , da noi la domanda potrebbe essere accolta .

Conclusione direi quasi certa per il secondo marchio (a forma di pesce), più difficile per il primo (solo montagna, concettualmente altro dal pesce).

Vedremo.

Uso di marchio altrui in NFTs (non-fungible tokens): respinta l’eccezione artistica e quella da diritto di parola

Il distretto sud di New York decide (per ora) la lite Hermes Int’l v. Rothschild con sentenza 18 maggio 2022, caso n 22-CV-384 (JSR) , rigettando l’istanza di dismissal del convenuto.

L’attore è la nota casa di moda Hermes (H.) . Convenuto è l’artista digitale Mason Rotschild (R., proveniente dal mondo della moda) che ha creato e diffuso in commercio NFTs riproducenti le esclusive borse Hermes “Birkin”, chiamandole “MetaBirkins” (anche se con qualche modifica: sfuocatura + copertura di pelliccia).

H. aziona il diritto di marchio. R. si difende in primis eccependo l’artisticità e invocando il Primo Emendamento sulla base del precedente Rogers v. Grimaldi del 1989 (effettivamente abbastanza simile , relativo al film Ginger e Fred di Fellini).

La corte concede che si applichi il test ideato dal precedente cit. ma non lo ritiene soddisfatto perchè: 1) l’uso del marchio è artisticamente non necessitato (è un pretesto), 2) è anche misleading circa l’origine del prodotto.

L’uso nel commercio di segni distintivi iconici altrui (sopratutto dell’alta moda) sta diventando un tema importante e di non facile soluzione.

IN linea di principio, essendo forte il rischio di approfittamento della notorietà altrui, l’eccezione di esercizio di un diritto fondamentale (libertà di critica o di espressione) sarà da accogliere solo in pochi e evidenti casi.

DA un lato si potrebbe dire che anche chi sta nel commercio -seppur da artista; o anche non da artista, caso ancora più complicato- ha diritto di esprimersi sui temi socioculturali; dall’altro però potrebbe replicarsi che lo dovrebbe fare non nella sede commerciale ma come privato (perchè mai non in sede artistica, si potrebbe controreplicare, trattandosi di artista) e/o che vi sia un minimo di elaborazione culturale nella proposta artistica che poi cade sub iudice.

Il nostro art. 21.1 cpi  pone si il criterio genrale della correttezza professionale ma poi non menziona il diritto di artista e/o di parola.  Forse con molto sforzo lo si potrebbe ravvisare nella lettera c).

Riporto solo il passagggio in sentenza su concetto e pratica di NFTs, che non tutti ancora conoscono:

<<FTs, or “non-fungible tokens,” are units of data stored on a blockchain that are created to transfer ownership of either physical things or digital media. Id. ¶ 4. When NFTs are created, or “minted,” they are listed on an NFT marketplace where NFTs can be sold, traded, etc., in accordance with “smart contracts” that govern the transfers. Id. ¶¶ 61, 63. Because NFTs can be easily sold and resold with a transaction history securely stored on the blockchain, NFTs can function as investments that can store value and increase value over time. Id. ¶ 69.

When an NFT is linked to digital media, the NFT and corresponding smart contract are stored on the blockchain and are linked to digital media files (e.g., JPEG images, .mp4 video files, or .mp3 music files) to create a uniquely identifiable digital media file. Id. ¶ 60. The NFTs and smart contracts are stored on the blockchain (so that they can be traced), but the digital media files to which the NFTs point are stored separately, usually on either a single central server or a decentralized network. Id. ¶ 62.

This means that an NFT could link to a digital media file that is just an image of a handbag or could link to a different kind of digital media file that is a virtual handbag that can be worn in a virtual world. Fashion companies are just starting to branch out into offering virtual fashion items that can be worn in virtual worlds online (most commonly, for now, in the context of videogames, but with potential to expand into other virtual worlds and platforms as those develop), and NFTs can be used to create and sell such virtual fashion items. However, while Hermes calls what Rothschild sells “digital handbags,” they do not dispute that what Rothschild sells are digital images of (faux fur, not leather) Birkin bags, and not virtually wearable Birkin bags.

Fashion brands are beginning to create and offer digital replicas of their real-life products to put in digital fashion shows or otherwise use in the metaverse. Am. Compl. ¶ 66. NFTs can link to any kind of digital media, including virtual fashion items that can be worn in virtual worlds online. Id. Brands sometimes partner with collaborators in offering co-branded virtual fashion products. Id. ¶ 67.>>

Decisione confermata da US DISTRICT COURT- SOUTHERN DISTRICT OF NEW YORK, caso 22-cv-384 (JSR), del 5 ottobre 2022 , che rigetta la domanda di interlocutory review..

Anzi si legge (ad es in reuters.com)  che l’8 febbraio 2023 sarebbe stato emesso il rigetto definitivo dell’appello.

V. ora il saggio di Rebecca Tushnet, Bad Spaniels, Counterfeit Methodists, and Lying Birds: How Trademark Law Reinvented Strict Scrutiny (March 13, 2023) : approfondita rassegna in vista della decisione della Corte Suprema nel caso Bad Spaniels v. Jack Daniel’s relativo alla parodia del primo verso il secondo.

Tre marchi di Philip Morris (due figurativi e uno denominativo) giudicati nulli per carenza di distintività

Si considerino i seguenti due marchi figurativi

Case T‑502/21,
Case T‑501/21

per sigarette , tabacco e simili.

In via amminstrativa e poi giudiziaria (Trib. UE 5 ottobre 2022, Case T‑502/21, Philip Morris Products SA c. EUIPO nonchè Trib. UE Case T‑501/21, pari data e parti)   sono stati giudicati privi di distintività ex art. 7.1.6 reg. 2017 n. 1001.

Potrebbe apparire sorprendente, essendo le immagini non banali e tenendo conto del basso livello di distintività  di solito richiesto.

Pensa al contrario il Trib. (riporto la motivazione solo di T‑502/21 ma è simile all’altra):

<< 19  In the present case, it should be noted that the mark applied for represets a combination of black lines, some of which form an angle.

20      In that regard, first, it must be held that, given their simplicity, none of those black lines, taken individually, is likely to present aspects or communicate a message, which would be easily and instantly memorised by the relevant public, which, moreover, the applicant does not suggest.

21      Second, the applicant does indeed submit that, taken together, the black lines making up the mark applied for create, first, a contrasted effect and, second, an illusion of an ‘outer boundary line’ and an illusion of movement forwards. The applicant adds that the perception of that mark would be altered by the angle it is viewed from by the relevant public.

22      However, first of all, it should be noted that the contrasted effect alleged by the applicant results solely from the fact that the mark applied for is in black and white. Such a combination of colours is commonplace, with the result that it cannot, by itself, confer on that mark a characteristic likely to be perceived by the relevant public as an indication of the origin of the goods at issue.

23      Next, even if the mark applied for were capable of creating an illusion of movement or a boundary line, it must be pointed out that such an illusion is perceptible only after a detailed examination of that mark, with the result that that illusion does not constitute an aspect that can be easily and instantly memorised by the relevant public [il punto più interesante].

24      Lastly, it must be stated that the applicant has not adduced any evidence capable of establishing that the change in the perception of the mark applied for resulting from the change in the angle it is viewed from by the relevant public, assuming that that has been established, is such that it constitutes a characteristic likely to be perceived by the relevant public as an indication of the origin of the goods at issue.

25      Third, it should be noted that, contrary to what the applicant suggests, the mark applied for differs from the marks at issue in the cases which gave rise to the judgment of 15 December 2016, Representation of a grey curve and representation of a green curve (T‑678/15 and T‑679/15, not published, EU:T:2016:749). The Court noted in those cases that those marks were reminiscent of both the letter ‘c’ and a crescent moon, which were, moreover, stylised on account of the different shades of colour creating a play of light and shadow, the curves that constitute them being of varying thickness and those curves having a slight twist.

26      In those circumstances, it should be noted that the Board of Appeal correctly found that the mark applied for, considered as a whole, did not represent more than the sum of the lines of which it is composed. Since, as has been pointed out in paragraph 20 above, those lines are not likely to present aspects, or communicate a message, which would be easily and instantly memorised by the relevant public, it must be held, as the Board of Appeal did, that that mark will be perceived by the relevant public as having a decorative purpose.

27      In the third place, it should be borne in mind that, according to the case-law, the notion of general interest underlying Article 7(1)(b) of Regulation 2017/1001 is, manifestly, indissociable from the essential function of a trade mark, which is to guarantee the identity of the origin of the marked product or service to the consumer or end-user by enabling him or her, without any possibility of confusion, to distinguish the product or service from others which have another origin (see judgment of 8 May 2008, Eurohypo v OHIM, C‑304/06 P, EU:C:2008:261, paragraph 56 and the case-law cited).

28      Consequently, it must be held that, contrary to what the applicant claims, it does not follow from the notion of general interest underlying Article 7(1)(b) of Regulation 2017/1001 that a mark must be regarded as distinctive solely on the ground that the registration of that mark is not liable to harm the competitors of the proprietor of that mark.

29      Therefore, it must be held that the Board of Appeal was right to find that the mark applied for was devoid of any distinctive character within the meaning of Article 7(1)(b) of Regulation 2017/1001, notwithstanding the references, in the contested decision, to judgments relating to three-dimensional marks.>>

Il marchio denonmnativo TOGETHER. FORWARD è stato deciso dal Trib. UE sempre il 5 ottobre 2022 ,Case T‑500/21.

Analogo esito negativo:

<< In that regard, first, the applicant does not dispute the fact that the mark applied for will be perceived as an advertising slogan whose purpose is to promote the goods at issue. Nevertheless, it maintains that that mark means ‘Collectively (or Jointly). Moving Ahead.’ and that the relevant public could interpret that meaning in different ways following a ‘mental effort’, like, for example, the word mark Vorsprung durch Technik at issue in the case giving rise to the judgment of 21 January 2010, Audi v OHIM (C‑398/08 P, EU:C:2010:29).

19      However, it should be noted that the applicant does not specify to what extent the fact that the mark applied for would be understood by the relevant public as meaning ‘Collectively. Moving Ahead.’ rather than ‘jointly progressing’ is such as to call into question the Board of Appeal’s assessment of the distinctive character of that mark. Furthermore, in view of the proximity of those two meanings, it cannot be inferred that that mark, which is composed of two common English words, does not convey a simple, clear and unequivocal message.

20      Furthermore, it should also be noted that, contrary to what the applicant suggests, the mark applied for differs from the word mark Vorsprung durch Technik at issue in the case which gave rise to the judgment of 21 January 2010, Audi v OHIM (C‑398/08 P, EU:C:2010:29). In that judgment, the Court of Justice noted that the General Court had held that that mark could constitute a play on words and be perceived as imaginative, surprising or unexpected, which is not the case here. It had also pointed out that that mark showed a certain originality and resonance and that at least a measure of interpretation would be required in order to perceive a possible promotional message.

21      Consequently, it must be held, as the Board of Appeal did, that the meaning of the mark applied for is not such as to confer any particular originality or resonance on it, to require at least some interpretation or to trigger a cognitive process, notwithstanding the fact, relied on by the applicant, that that mark does not contain any verb and that the word ‘together’ is positioned before the word ‘forward’.

22      Nor is that conclusion called into question by the applicant’s claim that an interpretative effort would be required on the part of the relevant public in order to be able to infer from the meaning of ‘Collectively. Moving Ahead.’ that the goods at issue were, specifically, respectful of the health of the consumers of those goods. As EUIPO maintains, in essence, that fact is not such as to call into question the fact that that meaning will, on its own, be perceived without any effort by that public>>.

Il Piccolo Principe e la proroga della durata del diritto di autore in base a normativa speciale post 2° guerra mondiale

Le corti di merito milanesi decidono allo stesso modo sulla domanda avanzata dai titolari dei diritti su <Il Piccolo Principe> di Saint Exupery e in particolare sulla questione della loro durata

Nonostante il decesso dell’autore nel 1944 e quindi la scadenza nel 2014 se si applicano i 70 anni, intervennero medio tempore due provvedimenti di proroga:

1) il d. lgs. lgtn. 20.07.1945 n. 440;

2) l’allegato XV al Trattato di pace di Parigi 10.02.1947 (che escludeva il conteggio per il periodo tra l’inizio delle ostilità e il Trattato stesso).

Ebbene, sul tema intervengono Trib. Milano n° 2826/2021 del 06.04.2021 , RG 32.918/2018, e App. Milano n° 2994/2022 del 27.09.2022, RG 1.374/2021.

Per i collegi  citt.  la norma sub 2) non riguarda però il caso specifico. Per cui, avendo gli attori (i titolari dei diritti) invocato solo quella, la loro domanda non va accolta. Solo il d. lgs. 440 si sarebbe potuto applicare per differire la scadenza.

Non è però chiaro perchè non sia stato applicato.

La corte di appello non ne fa  menzione.

Il Trib. invece offre due spiegazioni , però tra loro in sostanza incompatibili: i) il d. lgs. ltn 440 del 1945 è  stato abrogato.; ii) esso non è stato invocato in causa.

Che sia stato abrogato, astrattamente non è incompatibile con qualche eventuale disposizione transitoria che ad es . ne permetta l’applicaizone al caso sub iudice: ma nulla è detto.

Che non sia stato invocato dagli attori , è irrilevante, dato il principio iura novit curia. Ma certo, se la norma era stata espunta dall’ordinamento, dire (ad abundantiam?), che non era stata invocato in processo, è fuori luogo e quindi errato.

Sulla notorietà e sulla tutela extramerceologica dei marchi

Il Tribunale UE 5 ottobre 2022, T-711/20, Puma SE c. EUIPO .- CMSCMS Costruzione macchine speciali SpA, sulla lite tra i seguenti marchi:

marchio chiesto in registrazione da CMS

e

anteriorità 1 di Puma

e

anteriorità 2 di Puma

e

anteriorità 3 di Puma

Ebbene, non è estto escludere la notorietà da un lato e lo sfruttamento/danneggiamento reputazionale  dall’altro almeno rispetto all’anteriorità 2 (ex ARt. 8.5 reg. N. 207/2009 ).
I generi merceologici sono totalmente diversi.

Quindi il Trib. UE annulla la deicsione amministrativa.

Come valutare le anteriorità in Internet nel giudizio di validità di un brevetto per modello di utilità

Interssanticonsideraizoni sull’oggetto in Trib. Bologna sez. spec. impr. sent. n° 1898/2019 del 3 settembre 2019, RG 15050/2016, rel. Salina .

<< Al fine di stabilire l’appartenenza allo stato della tecnica di informazioni
contenute in internet, il CTU ha correttamente fatto proprio l’approccio
adottato dall’Ufficio Europeo Brevetti, come codificato nelle “Guidelines for
Examination in the European Patent Office” al paragrafo G-IV, 7.5, intitolato
“Divulgazioni su internet” (Allegato 16).
Tale paragrafo così recita : “Le informazioni divulgate su internet o in banche
dati online sono considerate come pubblicamente disponibili a partire dalla
data in cui l’informazione è stata pubblicamente postata”.
Le “Guidelines” proseguono affermando, al paragrafo G-IV, 7.5.1: “Infine, è
teoricamente possibile manipolare la data e il contenuto di una divulgazione
internet (come lo è con i documenti tradizionali).
Tuttavia, in considerazione della grande dimensione e ridondanza del
contenuto disponibile su internet, si considera molto improbabile che una
divulgazione internet trovata da un esaminatore sia stata manipolata.
Di conseguenza, a meno che non vi siano specifiche indicazioni in senso
contrario, la data può essere accettata come corretta”.
Inoltre, al paragrafo G-IV, 7.5.2 delle Guidelines, viene chiarito che “In molti
casi, le divulgazioni su internet contengono un’esplicita data di pubblicazione
che è generalmente considerata affidabile.
Tali date sono accettate come buone, e l’onere della prova di dimostrare il
contrario ricade sul richiedente”.
Infine, nel terzo capoverso del paragrafo G-IV, 7.5.3, si legge che “Se un
titolare rifiuta la data di pubblicazione di una divulgazione tramite internet
senza alcun ragionamento o solamente con generiche affermazioni circa
l’affidabilità delle divulgazioni tramite internet, a questo argomento verrà dato
un peso minimo ed è quindi improbabile che ciò influenzi l’opinione
dell’esaminatore”
>>

Nel caso specifico: << Nella fattispecie in esame, la convenuta Budri s.r.l. ha sollevato generici dubbi
circa l’effettiva accessibilità al pubblico di D1 e D2 prima della data di
deposito del modello di utilità di cui è causa, sulla base di ragionamenti che
potrebbero applicarsi a qualsiasi documento reso disponibile tramite internet.
Non è invece stata fornita alcuna prova specifica sul perché le particolari date
indicate sui documenti D1 e D2 non siano da considerarsi attendibili.
Si ritiene pertanto che parte convenuta non abbia ottemperato all’onere di
provare che la data indicata nei documenti D1 e D2 non è attendibile e che, di
conseguenza, sulla base della prassi codificata nelle Guidelines for
Examination in the European Patent Office, tali documenti siano da
considerarsi come facenti parte dello stato della tecnica opponibile al modello
di utilità di cui è causa.
Firmato Da: MAZ >>

E poco dopo:

<< Al fine di confutare le conclusioni rassegnate dal CTU, la convenuta Budri
s.r.l. ha fatto anche riferimento alla decisione T1553/06 della Camera dei
Ricorsi dell’Ufficio Europeo Brevetti.
Orbene, al paragrafo 6.7.3, tale decisione descrive un test per stabilire se un
documento internet forma parte dello stato della tecnica.
Secondo tale test, se prima della data di deposito o di priorità, un documento
salvato sulla rete internet ed accessibile attraverso uno specifico URL poteva
essere trovato con l’aiuto di un motore di ricerca pubblico utilizzando una o
più parole-chiave tutte relative all’essenza del contenuto di quel documento e
rimaneva accessibile a quell’URL per un periodo di tempo sufficientemente
lungo affinché un membro del pubblico, ossia qualcuno che non avesse alcun
obbligo di mantenere segreto il contenuto del documento, potesse avere
accesso diretto e non ambiguo al documento.
Ove soddisfatte le condizioni postulate dal test, il documento va considerato
come stato della tecnica reso disponibile al pubblico.
Con riferimento alla prima condizione del test, il CTU, in sede di bozza di
relazione peritale, aveva affermato che il documento D1 era stato individuato
dall’esaminatore dell’Ufficio Europeo Brevetti utilizzando parole-chiave su un
motore di ricerca ed è rimasto accessibile a quell’URL (a cui è ad oggi tuttora
accessibile) per un più di tre settimane prima della data di deposito della
domanda del modello “Budri”, sostenendo che, in conformità a quanto
enunciato al paragrafo 6.7.5(b) della citata decisione, un periodo di tre
settimane sia da ritenersi sufficientemente lungo affinché un membro del
pubblico potesse avere accesso diretto e non ambiguo a D1.
A seguito delle osservazioni tecniche svolte dalla convenuta, il CTU ha
riesaminato le conclusioni inizialmente formulate, rilevando il mancato
soddisfacimento della prima condizione prevista dal test di cui sopra con
riferimento ai documenti D1 e D2.
Infatti, tali documenti sono stati trovati dall’esaminatore dopo la data di
deposito del modello di utilità di cui è causa
>>

Esame di originalità nel giudizio di validità brevettuale (sul metodo c.d a mosaico)

Trib. Bologna sez. spec. mat. impr. 4 novembre 2021 n. 2589/2021  , RG 19.508/2017, rel. Serra, (v.la in giurisprudenzadelleimprese.it) , sull’oggetto (solo utile ripasso, nessun approfondimento ):

<< 1. Come noto, ai fini del giudizio di attività inventiva è consentito combinare le classi di conoscenze anteriori ed effettuare una ricostruzione attraverso varie fonti, ancorché scollegate, dello stato della tecnica, secondo il cosiddetto procedimento “a mosaico”.  

È anche noto che il giudizio sulla non evidenza presuppone che lo stato della tecnica sia confrontato con il nucleo centrale dell’invenzione >>

E’ significativo piuttosto che il Tribunale non abbia concordato con il giudizio di sufficiente salto inventivo espresso dal ctu e abbia ritenuto il trovato non orignale. Discordia che capita raramente.

La denuncia di elusione dellle protezioni non èp coperta dal 17 U.S. Code § 512 (DMCA) Misrepresentations

La responsabilità del denunciante per aver dolosamente affermato la contraffazione altrui non riguarda il semplice dire che c’è stata elusione delle misure di protezione.

Così la district court of Connecticut 30 settembre 2022, Case 3:20-cv-01602-SRU  , Yout c. The Recording Industry Association of America, Inc. (the “RIAA”), in un azione di accertament negativo proposta da iun fornire di servizi che permettono il  downloading di audiovisivi su Youtube , nonostante questi siano offerti solo in streaming non downloadibile (con il YouTube’s Rolling Cypher).

<< Section 512(f) has is limited to misrepresentations of copyright infringement. See Twelve
Inches Around Corp. v. Cisco Sys.
, 2009 WL 928077, at *3 (S.D.N.Y. Mar. 12, 2009) (“While
Section 512(f) is not explicitly limited to misrepresentation of copyright infringement, it requires
that the misrepresentation be ‘under [Section 512],’ which deals exclusively with copyright
infringement, and sets forth in great detail when and how an internet service provider can be
liable for copyright infringement”);
Arista Records, Inc. v. MP3Board, Inc., 2002 WL 1997918,
at *15 (S.D.N.Y. Aug. 29, 2002) (“Section 512 only penalizes copyright holders for knowingly
materially misrepresenting ‘that material or activity is infringing.’ It does not provide a cause of
action for knowingly materially misrepresenting [other claims].”);
accord Rossi v. Motion
Picture Ass’n of Am., Inc.
, 391 F.3d 1000, 1004 (9th Cir. 2004) (setting forth that a section
512(f) cause of action is an “expressly limited cause of action for improper infringement
notifications”).
Here, Yout has failed to plead a plausible claim for relief under section 512(f) because it
has only alleged that the RIAA knowingly misrepresented that Yout’s software circumvents the
YouTube technological measures, not that Yout is infringing certain copyrighted works.
See
SAC, Doc. No. 45, at 28 ¶¶ 138-140. Although the circumvention notices sent by the RIAA
superficially resemble take down notices under section 512(c), the notices do not identify any
copyrighted works and accordingly are incapable of being misrepresentations under section 512.
See id. at 28 ¶¶ 136-137. Yout attempts to remedy this deficiency by alleging that the RIAA’s
circumvention notices amount to an allegation of secondary copyright infringement and that
Yout’s customers interpreted the notices as alleged copyright infringement.
See SAC, Doc. No.
45, at 27 ¶¶ 136-137. But Yout’s arguments are not persuasive, because the notices stated that
YouTube’s technological measure (therein, “rolling cipher”) “
protects [the RIAA’s] members’
works on YouTube from unauthorized copying/downloading,” not that Yout itself was infringing
the copyrighted works.
Id. at 28 ¶ 137.
Furthermore, even assuming that the RIAA’s notices constituted an allegation of
secondary copyright infringement, Yout has provided no case law that suggests that such an
allegation could result in a violation of section 512(f), nor have I found any caselaw suggesting
so. I decline to credit that claim.
Moreover, I agree with the RIAA that Yout alleges no facts suggesting that the RIAA
“knowingly” misrepresented the nature of Yout’s service. To do so, a defendant must have
actual knowledge that it is making a misrepresentation of fact.
Cabell v. Zimmerman, 2010 WL
996007, at *4 (S.D.N.Y. Mar. 12, 2010). But, again, Yout alleges no facts suggesting that the
RIAA “knowingly” misrepresented the nature of Yout’s service.
Ningbo Mizhihe I&E Co., Ltd.
v. Does 1-200
, 2020 WL 2086216, at *3-4 (S.D.N.Y. Apr. 30, 2020) (dismissing a Section 512(f)
claim where “there [wa]s insufficient material in the pleadings to support the inference that [the
p]laintiff knew their copyrights were not enforceable”);
Cabell, 2010 WL 996007, at *4
(dismissing a Section 512(f) claim where the complaint “allege[d] no facts from which a court
could find it facially plausible that Defendant knew it was misrepresenting the facts when it
wrote to YouTube”).
Because section 512(f) only covers knowing misrepresentations of copyright
infringement and not circumvention of a technological measure, I
grant the RIAA’s motion to
dismiss Yout’s 17 U.S.C. § 512(f) claim
>>

Interpretazione di assai dubbia esattezza.

La sentenza poi offre dettagli tecnici approfonditi sul se Youtube impedisca i download con misure di protezione in senso tecnico ai sensi del copyright e cioè ai sensi del 17 US Code § 1201 (v. § 2 2. The Yout Service,  p 2 segg.).

Stante la normativa italiana (tit. II ter l. autore, artt. 102 quater e quinquies), la motivaizone è di sicuro interesse anche per noi

(notizia e link alla sentenza dal blog del prof. Eric Goldman)

Discriminazione e safe harbour ex § 230 Cda in Facebook

LA Eastern district of Pennsylvania 30.09.2022  Case 2:21-cv-05325-JHS D , Amro Ealansari c. Meta, rigtta la domanda volta a censurare presunta discriminazione da parte di Facebook verso materiali islamici ivi caricati.

E’ rigettata sia nel merito , non avendo provato discrimnazione nè che F. sia public accomodation (secondo il Civil Rights Act),  sia in via pregiudiziale per l’esimente ex § 230 CDA.

Nulla di particolarmente interessante e innovativo

(notizia e  link alla sentenza dal blog del prof Eric Goldman)

Incontri fortuiti in diritto di autore?

La dist. court of Minnesota affronta un caso di  -in sostanza-  incontri c.d fortuiti (sent,. 28.09.2022. Civil No. 20-2152 (DWF/DTS) , Cooley c. Target)

Da noi non è chiaro se debbano entrambi aver tutela oppure se solo il primo (ad essere creato o pubblicato?).

La creazione del ragazzo è stata ripresa a suo dire dal colosso TARget con i suo capi di abbigliamento. Questi risponde che l’aveva autonomamente creata in precedenza,

Secondo il diritto usa l’attore deve dare o prova diretta del copiaggio o indiretta tramite il famso <<access>> all’opera + la somiglianza.

L’access a sua volta lo si prova o con la prova della possibilità di aver visto il lavoro o con quella che esso era <widely disseminated to the public>.

Qui solo segnalo che il passaggio per cui la presenza in rete sui social no costituisce <widely dissemination to the public>, come vorrebbe invece la difesa del ragazzo:

<< Cooley argues that because a Target employee found N.O.C. through social media
in 2018, “[t]here is no question that N.O.C.’s online presence was sufficient and
widespread enough to provide Target a reasonable opportunity to access [the Copyrighted
Works].” (Doc. No. 363 at 42.) This argument fails for several reasons. First, the Target
employee who found N.O.C. in 2018 found him through a separate Instagram account—
Krink. (Rashid Decl. ¶ 2, Ex. 5 at 14:14-18.) The Copyrighted Works were not
published on Krink’s Instagram account. Second, there is no evidence that the Target
employee that found N.O.C. worked with or had any interaction with Davis or Delta
Galil. Finally, and most importantly, the video was posted in May 2018,
after the alleged
infringement. To survive summary judgment, Cooley must put forth evidence that Davis
had a reasonable possibility of viewing each Copyrighted Work
before the alleged
infringement
>>

(notizia e link al testo dal blog del prof. Eric Goldman)