E’ in gazzetta UE il regolamento sulla responsabilità dei provider (DSA Digital Services Act)

E’ oggi in GUCE n° L 277 del 27 ottobre 2022 il regolamento 2065 del 19 ottobre 2022 sull’oggetto.

Qui incollo solo gli artt. 4-8 riproducenti quelli aboliti della dir. c.d. e-commerce 2000 n. 31 (spicca però l’art. 7 sulle indagini volontarie):

<< Articolo 4    Semplice trasporto
1. Nella prestazione di un servizio della società dell’informazione consistente nel trasmettere, su una rete di comunicazione, informazioni fornite da un destinatario del servizio o nel fornire un accesso a una rete di comunicazione, il prestatore del servizio non è responsabile delle informazioni trasmesse o a cui si è avuto accesso a condizione che:
a) non dia origine alla trasmissione;
b) non selezioni il destinatario della trasmissione; e
c) non selezioni né modifichi le informazioni trasmesse.
2. Le attività di trasmissione e di fornitura di accesso di cui al paragrafo 1 includono la memorizzazione automatica, intermedia e transitoria delle informazioni trasmesse, a condizione che questa serva solo alla trasmissione sulla rete di comunicazione e che la sua durata non ecceda il tempo ragionevolmente necessario a tale scopo.
3. Il presente articolo lascia impregiudicata la possibilità, conformemente all’ordinamento giuridico dello Stato membro, che un’autorità giudiziaria o amministrativa esiga che il prestatore del servizio impedisca o ponga fine a una violazione.

Articolo 5    Memorizzazione temporanea
1. Nella prestazione di un servizio della società dell’informazione consistente nel trasmettere, su una rete di comunicazione, informazioni fornite da un destinatario del servizio, il prestatore non è responsabile della memorizzazione automatica, intermedia e temporanea di tali informazioni effettuata al solo scopo di rendere più efficiente o più sicuro il successivo inoltro delle informazioni ad altri destinatari del servizio su loro richiesta, a condizione che detto prestatore:
a) non modifichi le informazioni;
b) si conformi alle condizioni di accesso alle informazioni;
c) si conformi alle norme sull’aggiornamento delle informazioni, indicate in un modo ampiamente riconosciuto e utilizzato dalle imprese del settore;
d) non interferisca con l’uso lecito di tecnologia ampiamente riconosciuta e utilizzata nel settore per ottenere dati sull’impiego delle informazioni; e
e) agisca prontamente per rimuovere le informazioni che ha memorizzato, o per disabilitare l’accesso alle stesse, non appena venga effettivamente a conoscenza del fatto che le informazioni all’origine della trasmissione sono state rimosse dalla rete o che l’accesso alle informazioni è stato disabilitato, oppure che un organo giurisdizionale o un’autorità amministrativa ha ordinato la disabilitazione dell’accesso a tali informazioni o ne ha disposto la rimozione.
2. Il presente articolo lascia impregiudicata la possibilità, conformemente all’ordinamento giuridico dello Stato membro, che un’autorità giudiziaria o amministrativa esiga che il prestatore del servizio impedisca o ponga fine a una violazione.

Articolo 6    Memorizzazione di informazioni
1. Nella prestazione di un servizio della società dell’informazione consistente nella memorizzazione di informazioni fornite da un destinatario del servizio, il prestatore del servizio non è responsabile delle informazioni memorizzate su richiesta di un destinatario del servizio, a condizione che detto prestatore:
a) non sia effettivamente a conoscenza delle attività o dei contenuti illegali e, per quanto attiene a domande risarcitorie, non sia consapevole di fatti o circostanze che rendono manifesta l’illegalità dell’attività o dei contenuti; oppure
b) non appena venga a conoscenza di tali attività o contenuti illegali o divenga consapevole di tali fatti o circostanze, agisca immediatamente per rimuovere i contenuti illegali o per disabilitare l’accesso agli stessi.
2. Il paragrafo 1 non si applica se il destinatario del servizio agisce sotto l’autorità o il controllo del prestatore.
3. Il paragrafo 1 non si applica in relazione alla responsabilità prevista dalla normativa in materia di protezione dei consumatori per le piattaforme online che consentono ai consumatori di concludere contratti a distanza con operatori commerciali, qualora tali piattaforme online presentino informazioni specifiche o rendano altrimenti possibile l’operazione specifica in questione in modo tale da indurre un consumatore medio a ritenere che le informazioni, o il prodotto o il servizio oggetto dell’operazione, siano forniti dalla piattaforma stessa o da un destinatario del servizio che agisce sotto la sua autorità o il suo controllo.
4. Il presente articolo lascia impregiudicata la possibilità, conformemente all’ordinamento giuridico dello Stato membro, che un’autorità giudiziaria o amministrativa esiga che il prestatore del servizio impedisca o ponga fine a una violazione.

Articolo 7    Indagini volontarie promosse di propria iniziativa e rispetto degli obblighi normativi
I prestatori di servizi intermediari non sono considerati inammissibili all’esenzione dalla responsabilità prevista agli articoli 4, 5 e 6 per il solo fatto di svolgere, in buona fede e in modo diligente, indagini volontarie di propria iniziativa o di adottare altre misure volte a individuare, identificare e rimuovere contenuti illegali o a disabilitare l’accesso agli stessi, o di adottare le misure necessarie per conformarsi alle prescrizioni del diritto dell’Unione e del diritto nazionale conforme al diritto dell’Unione, comprese le prescrizioni stabilite nel presente regolamento.

Articolo 8    Assenza di obblighi generali di sorveglianza o di accertamento attivo dei fatti
Ai prestatori di servizi intermediari non è imposto alcun obbligo generale di sorveglianza sulle informazioni che tali prestatori trasmettono o memorizzano, né di accertare attivamente fatti o circostanze che indichino la presenza di attività illegali>>.

Di immediata impatto poi l’art. 9 “Ordini di contrastare i contenuti illegali” e l’art. 10 “Ordini di fornire informazioni”.

C’è da lavorare per l’aggiornamento.

E’ un regolamento, quindi self executing: le eventuali disposizioni incompatibili con il d. lgs. 70 del 2003 determineranno la loro abrogazione.

Si applicherà dal 17 febraio 2024. Termine un pò troppo lungo.

Tik tok responsabile per video che spingono a prove estreme? Sul safe harbour ex § 230 CDA

La corte dell’eastern district della Pennsylvania, Civ. No. 22-1849, del 25.10.2022, Anderson c. TikTOk, decide una dolorosa lite.

la domanda era svolta contro TT dalla madre di ragazza rimasta uccisa (a 10 anni!) nel cimentarsi con una delle pericolosissime prove di  “coraggio” che tristemente circolano sui social tra gli adolescenti. Nel caso era il “Blackout Challenge” (sopportazione di strangolamento crescente).

TT eccepisce il safe harbour ex 230 CDA.

La madre si sforza di provar il fatto proprio della piattaforma e nnn meramente dellutente uploader : <<Anderson bases her allegations entirely on Defendants’ presentation of “dangerous and deadly videos” created by third parties and uploaded by TikTok users. She thus alleges that TikTok and its algorithm “recommend inappropriate, dangerous, and deadly videos to users”; are designed “to addict users and manipulate them into participating in dangerous and deadly challenges”; are “not equipped, programmed with, or developed with the necessary safeguards required to prevent circulation of dangerous and deadly videos”; and “[f]ail[] to warn users of the risks associated with dangerous and deadly videos and challenges.” (Compl. ¶¶ 107, 127 (emphasis added).) Anderson thus premises her claims on the “defective” manner in which Defendants published a third party’s dangerous content.>>

Ma la corte immancabilmente rigetta, ritenendo operante la libertà editoriale.  Sono esmanati i precedenti tra cui quello dello Speed filter sull’applicazione Snapchat

La cosa è però sorprendente, alla luce della ratio di quest’ltima (garantire la libertà di pensiero ).

Intanto la piattaforma ha pesantemente diffuso il video, dice la madre. Però qui potrebbe replicarsi che ciò corrisponde all’ analogico decidere se la notizia vada in prima o quinta pagina.

POi il contributo al libero pensiero, nello spingere i ragazzi verso prove ad elevatissima rischiosità per la salute o la vita,   è scarso se non inesistente: parrebbe invece  istigazione colposa (colpa cosciente se non solo eventuale) alle autolesioni o al suicidio .

Un’intepretazione costituzionalmente corretta dovrebbe dunue indurre a decisione opposta,

E’ da vedere se tale interpretazione possa essere data  anche in base alla lettera della Costituzione usa o se ne serva una evolutiva. Nel secondo caso, con una Corte Suprema come quella attuale -radicalmente originalista per 6 a 3-  e col vincolo del precedente, sarebbe quasi impossobile.

La denuncia di elusione dellle protezioni non èp coperta dal 17 U.S. Code § 512 (DMCA) Misrepresentations

La responsabilità del denunciante per aver dolosamente affermato la contraffazione altrui non riguarda il semplice dire che c’è stata elusione delle misure di protezione.

Così la district court of Connecticut 30 settembre 2022, Case 3:20-cv-01602-SRU  , Yout c. The Recording Industry Association of America, Inc. (the “RIAA”), in un azione di accertament negativo proposta da iun fornire di servizi che permettono il  downloading di audiovisivi su Youtube , nonostante questi siano offerti solo in streaming non downloadibile (con il YouTube’s Rolling Cypher).

<< Section 512(f) has is limited to misrepresentations of copyright infringement. See Twelve
Inches Around Corp. v. Cisco Sys.
, 2009 WL 928077, at *3 (S.D.N.Y. Mar. 12, 2009) (“While
Section 512(f) is not explicitly limited to misrepresentation of copyright infringement, it requires
that the misrepresentation be ‘under [Section 512],’ which deals exclusively with copyright
infringement, and sets forth in great detail when and how an internet service provider can be
liable for copyright infringement”);
Arista Records, Inc. v. MP3Board, Inc., 2002 WL 1997918,
at *15 (S.D.N.Y. Aug. 29, 2002) (“Section 512 only penalizes copyright holders for knowingly
materially misrepresenting ‘that material or activity is infringing.’ It does not provide a cause of
action for knowingly materially misrepresenting [other claims].”);
accord Rossi v. Motion
Picture Ass’n of Am., Inc.
, 391 F.3d 1000, 1004 (9th Cir. 2004) (setting forth that a section
512(f) cause of action is an “expressly limited cause of action for improper infringement
notifications”).
Here, Yout has failed to plead a plausible claim for relief under section 512(f) because it
has only alleged that the RIAA knowingly misrepresented that Yout’s software circumvents the
YouTube technological measures, not that Yout is infringing certain copyrighted works.
See
SAC, Doc. No. 45, at 28 ¶¶ 138-140. Although the circumvention notices sent by the RIAA
superficially resemble take down notices under section 512(c), the notices do not identify any
copyrighted works and accordingly are incapable of being misrepresentations under section 512.
See id. at 28 ¶¶ 136-137. Yout attempts to remedy this deficiency by alleging that the RIAA’s
circumvention notices amount to an allegation of secondary copyright infringement and that
Yout’s customers interpreted the notices as alleged copyright infringement.
See SAC, Doc. No.
45, at 27 ¶¶ 136-137. But Yout’s arguments are not persuasive, because the notices stated that
YouTube’s technological measure (therein, “rolling cipher”) “
protects [the RIAA’s] members’
works on YouTube from unauthorized copying/downloading,” not that Yout itself was infringing
the copyrighted works.
Id. at 28 ¶ 137.
Furthermore, even assuming that the RIAA’s notices constituted an allegation of
secondary copyright infringement, Yout has provided no case law that suggests that such an
allegation could result in a violation of section 512(f), nor have I found any caselaw suggesting
so. I decline to credit that claim.
Moreover, I agree with the RIAA that Yout alleges no facts suggesting that the RIAA
“knowingly” misrepresented the nature of Yout’s service. To do so, a defendant must have
actual knowledge that it is making a misrepresentation of fact.
Cabell v. Zimmerman, 2010 WL
996007, at *4 (S.D.N.Y. Mar. 12, 2010). But, again, Yout alleges no facts suggesting that the
RIAA “knowingly” misrepresented the nature of Yout’s service.
Ningbo Mizhihe I&E Co., Ltd.
v. Does 1-200
, 2020 WL 2086216, at *3-4 (S.D.N.Y. Apr. 30, 2020) (dismissing a Section 512(f)
claim where “there [wa]s insufficient material in the pleadings to support the inference that [the
p]laintiff knew their copyrights were not enforceable”);
Cabell, 2010 WL 996007, at *4
(dismissing a Section 512(f) claim where the complaint “allege[d] no facts from which a court
could find it facially plausible that Defendant knew it was misrepresenting the facts when it
wrote to YouTube”).
Because section 512(f) only covers knowing misrepresentations of copyright
infringement and not circumvention of a technological measure, I
grant the RIAA’s motion to
dismiss Yout’s 17 U.S.C. § 512(f) claim
>>

Interpretazione di assai dubbia esattezza.

La sentenza poi offre dettagli tecnici approfonditi sul se Youtube impedisca i download con misure di protezione in senso tecnico ai sensi del copyright e cioè ai sensi del 17 US Code § 1201 (v. § 2 2. The Yout Service,  p 2 segg.).

Stante la normativa italiana (tit. II ter l. autore, artt. 102 quater e quinquies), la motivaizone è di sicuro interesse anche per noi

(notizia e link alla sentenza dal blog del prof. Eric Goldman)

Discriminazione e safe harbour ex § 230 Cda in Facebook

LA Eastern district of Pennsylvania 30.09.2022  Case 2:21-cv-05325-JHS D , Amro Ealansari c. Meta, rigtta la domanda volta a censurare presunta discriminazione da parte di Facebook verso materiali islamici ivi caricati.

E’ rigettata sia nel merito , non avendo provato discrimnazione nè che F. sia public accomodation (secondo il Civil Rights Act),  sia in via pregiudiziale per l’esimente ex § 230 CDA.

Nulla di particolarmente interessante e innovativo

(notizia e  link alla sentenza dal blog del prof Eric Goldman)

Azione contrattuale contro Facebook parzialmente protetta dal safe harbour ex § 230 CDA

Il distreto nord della Californa 21 .09.2022 , CASE NO. 22-cv-02366-RS, Shared.com c. Meta, affronta il tema della invocabilità del porto sicuro  ex § 230 CDA nel caso venga azionata responsabilità contrattuale di tipo editoriale del PROVIDER per materiali non propri.

Nel caso ricorreva anche un contratto di pubblicità dell’utente con  Facebook, tipo assai diffuso e  al centro delle vendite digitali odierne.

Fatti: << Shared is a partnership based out of Ontario, Canada that “creates and publishes original,
timely, and entertaining [online] content.” Dkt. 21 ¶ 9. In addition to its own website, Plaintiff also
operated a series of Facebook pages from 2006 to 2020. During this period, Shared avers that its
pages amassed approximately 25 million Facebook followers, helped in part by its substantial
engagement with Facebook’s “advertising ecosystem.” This engagement occurred in two ways.
First, Shared directly purchased “self-serve ads,” which helped drive traffic to Shared.com and
Shared’s Facebook pages.

Second, Shared participated in a monetization program called “Instant
Articles,” in which articles from Shared.com would be embedded into and operate within the
Facebook news feed; Facebook would then embed ads from other businesses into those articles
and give Shared a portion of the ad revenue. Shared “invested heavily in content creation” and
retained personnel and software specifically to help it maximize its impact on the social media
platform.
Id. ¶ 19.
Friction between Shared and Facebook began in 2018. Shared states that it lost access to
Instant Articles on at least three occasions between April and November of that year. Importantly,
Shared received no advance notice that it would lose access. This was contrary to Shared’s averred
understanding of the Facebook Audience Network Terms (“the FAN Terms”), which provide that
“[Facebook] may change, withdraw, or discontinue [access to Instant Articles] in its sole
discretion and [Facebook] will use good faith efforts to provide Publisher with notice of the
same.”
Id. ¶ 22; accord Dkt. 21-5. Shared asserts that “notice,” as provided in the FAN Terms,
obliges Facebook to provide
advance notice of a forthcoming loss of access, rather than after-thefact notice. (…)>.

Facebook (F.) poi sospese l’account e impedì il funzionamento del programma di advertisment

Alla domanda giudiziale, F. (anzi Meta) si difende preliminarmente con il safe harbour, quale decisione editoriale e quindi libera:

LA CORTE: << Defendant is only partially correct. Plaintiff raises three claims involving Defendant’s
decision to suspend Plaintiff’s access to its Facebook accounts and thus “terminate [its] ability to
reach its followers”: one for conversion, one for breach of contract, and one for breach of the
implied covenant of good faith and fair dealing.
See Dkt. 21, ¶¶ 54–63, 110–12, 119. Shared
claims that, contrary to the Facebook Terms of Service, Defendant suspended Shared’s access to
its Facebook pages without first determining whether it had “clearly, seriously or repeatedly
breached [Facebook’s] Terms or Policies>>.

E poi: << At bottom, these claims seek to hold Defendant liable
for its decision to remove third-party content from Facebook. This is a quintessential editorial
decision of the type that is “perforce immune under section 230.”
Barnes, 570 F.3d at 1102
(quoting
Fair Housing Council of San Fernando Valley v. Roommates.com, 521 F.3d 1157, 1170–
71 (9th Cir. 2008) (en banc)). Ninth Circuit courts have reached this conclusion on numerous
occasions.
See, e.g., King v. Facebook, Inc., 572 F. Supp. 3d 776, 795 (N.D. Cal. 2021); Atkinson
v. Facebook Inc.
, 20-cv-05546-RS (N.D. Cal. Dec. 7, 2020); Fed. Agency of News LLC v.
Facebook, Inc.
, 395 F. Supp. 3d 1295, 1306–07 (N.D. Cal. 2019). To the extent Facebook’s Terms
of Service outline a set of criteria for suspending accounts (i.e., when accounts have “clearly,
seriously, or repeatedly” breached Facebook’s policies), this simply restates Meta’s ability to
exercise editorial discretion. Such a restatement does not, thereby, waive Defendant’s section
230(c)(1) immunity.
See King, 572 F. Supp. 3d at 795. Allowing Plaintiff to reframe the harm as
one of lost data, rather than suspended access, would simply authorize a convenient shortcut
through section 230’s robust liability limitations by way of clever pleading. Surely this cannot be
what Congress would have intended. As such, these claims must be dismissed.
>>

In breve, che i materiali di cui si contesta la rimozione siano dell’attore/contraente (anzichè di un utente terzo come nei più frequenti casi di diffamazione), nulla sposta: il safe harbour sempre si applica, ricorrendo i requisiti previsti dal § 230 CDA

La frode informatica tramite app scaricata da Apple Store non preclude ad Apple di fruire del safe harbour ex 230 CDA

Il Trib. del North Dist. dell aCalifornia, 2 settembre 2022, HADONA DIEP, et al., Plaintiffs, v. APPLE, INC., Defendant. , Case No. 21-cv-10063-PJH , decide su una domanda contro Apple per aver favorito/omesso controlli su una app (Toast Plus) del suo store , che le aveva frodato diversa criptocurrency

L’immancabile eccezione di porto sicuro ex § 230 CDA viene accolta.

Ed invero difficile sarebbe stato  un esito diverso, trttandosi di caso da manuale.

Naturalmenten gli attori tentano di dire i) che avevano azionato anche domande  eccedenti il suo ruolo di publisher e ii) che Apple è content provider (<<The act for which plaintiffs seek to hold Apple liable is “allowing the Toast Plus application to be distributed on the App Store,” not the development of the app>>) : ma questo palesement non eccede il ruolo di mero hosting.

Conclusion: Plaintiffs’ allegations all seek to impose liability based on Apple’s role in vetting the app and making it available to consumers through the App Store. Apple qualifies as an interactive computer service provider within the meaning of the first prong of the Barnes test. Plaintiffs seek to hold Apple liable for its role in reviewing and making the Toast Plus app available, activity that satisfies the second prong of the Barnes test as publishing activity. And plaintiffs’ allegations do not establish that Apple created the Toast Plus app; rather, it was created by another information content provider and thus meets the third prong of the Barnes test. For each of these reasons, as well as the inapplicability of an exemption, Apple is immune under § 230 for claims based on the conduct of the Toast Plus developers.

(notizia e link alla sentenza dal blog del prof. Eric Goldman)

Approfondimenti sul safe harbour ex § 230 CDA (casinò virtuali , responsabilità editoriale e compartecipazione all’illecito)

Il distretto nord della California, S. Josè division,  2 settembre 2022, Case No. 5:21-md-02985-EJD , Case No. 5:21-md-03001-EJD e Case No. 5:21-cv-02777-EJD, decide una lite promossa per putative class action verso le major tecnologiche Apple, Google e Facebook per violazione di diverse norme di consumer protection.

In particolare le accusa -in concorso con i gestori di cyber casinò- di aver fatto perdere soldi agli utenti promuovendo attivamente applicazioni di giochi a denaro (casino), meglio detti <social casinos applications>

Le major ovviamente eccepiscono il safe harbour in oggetto.

La corte entra nel dettaglio sia del business dei casinò virtuali sia della storia del § 230 CDA.

Quello che qui però interessa è la qualificazione della domanda proposta.

Infatti solo se l’attore tratta le convenute come speaker/publisher, queste fruire del safe harbour. E delle tre possibili teorie di responsabilità propettate dall’attore, una (la seconda) viene ritenuta di responsabilità per fatto proprio anzichè editoriale: per questa dunque il safe harbour non opera.

In particolare: << Unlike Plaintiffs’ first theory of liability, which attempts to hold the Platforms liable in
their “editorial” function, Plaintiffs’ second theory of liability seeks to hold the Platforms liable
for their own conduct. Importantly, the conduct identified by Plaintiffs in their complaints is
alleged to be unlawful. As alleged, players must buy virtual chips from the Platforms app stores
and may only use these chips in the casino apps. It is this sale of virtual chips that is alleged to be
illegal. Plaintiffs neither take issue with the Platforms’ universal 30% cut, nor the Platforms’
virtual currency sale. Plaintiffs only assert that the Platforms role as a “bookie” is illegal.
Plaintiffs therefore do not attempt to treat the Platforms as “the publisher or speaker” of thirdparty content, but rather seek to hold the Platforms responsible for their own illegal conduct—the
sale of gambling chips.
Compare Taylor v. Apple, Inc., No. 46 Civ. Case 3:20-cv-03906-RS (N.D.
Cal. Mar. 19, 2021) (“Plaintiffs’ theory is that Apple is distributing games that are effectively slot
machines—illegal under the California Penal Code. . . . Plaintiffs are seeking to hold Apple liable
for selling allegedly illegal gaming devices, not for publishing or speaking information.”),
with
Coffee v. Google, LLC
, 2022 WL 94986, at *6 (N.D. Cal. Jan. 10, 2022) (“In the present case,
Google’s conduct in processing sales of virtual currency is not alleged to be illegal. To the
contrary, the [Complaint] states that ‘[v]irtual currency is a type of
unregulated digital currency
that is only available in electronic form.’ If indeed the sale of Loot Boxes is illegal, the facts
alleged in the FAC indicate that such illegality
is committed by the developer who sells the Loot
Box for virtual currency, not by Google
.” (second alteration in original) (emphasis added)) ….

The Court holds that Plaintiffs’ first and third theories of liability must be dismissed under
section 230. However, Plaintiffs’ second theory of liability is not barred by section 230. The
Court thus GRANTS in part and DENIES in part Defendants’ respective motions to dismiss. 
>>

E’ una questione assai interssante di teoria civilistica quella di capire quando ricorra responsabilità vicaria o per concorso paritario nel fatto altrui o responsabilità solo editoriale.    Interessante anche perchè è alla base della discplin armonizzata UE della  responsabilità del provider.

(notizia e link alla sentenza da blog del prof Eric Goldman)

Ancora liti sulla responsabilità del provider per contenuti illeciti postati dai suoi utenti

Trib. Roma sent. n. 11672/2022 del 21 luglio 2022, RG 86854/2016, rel. G. Russo, caso Rojadirecta, affronta la ormai risalente questione relativa alla fornitura di link a siti web ove son presenti illecite riproduzioni di programmi Mediaset (per lo più partite di calcio nazionali o europee).

Fa valere il diritto d’autore , quale licenziatario,  e diritti connessi, tra cui art. 79 l. aut., oltre a marchi e conccorenza sleale.

I convenuti invocano il safe harbour ex artt. 13-17 d. lgs. 70 del 2003.

Sul server sub iudice ci sono solo link di utenti, non contenuti postati dai titolari stessi: però con link organizzati in modo preciso, come riferisce il ctu:

<< Nel dettaglio si tratta di “un motore di ricerca di diversi eventi
sportivi con la possibilità di visualizzare gli eventi stessi secondo
un ordine cronologico”
. Il gestore del portale organizza tali
informazioni, inclusi i
link ai contenuti illeciti, secondo un ordine
cronologico e quindi compiendo un’attività di indicizzazione e
catalogazione su base cronologica degli eventi, che necessariamente
presuppone un controllo diretto su tutte le informazioni così
indicizzate ed organizzate. Tanto è confermato dal fatto che il CTU
riconosce che la gestione tecnica della piattaforma consente di
“organizzare il calendario eventi mediante controllo della corretta
esecuzione degli script automatici garantendo la completezza dello
stesso”
(cfr. pag. 12).
Lo stesso CTU poi riferisce (cfr. ancora pag. 12) che
“nella
versione corrente del sito l’utente visualizzatore può: 1) Visionare
eventi sportivi in diretta; 2) Scaricare o guardare interi eventi
passati (si viene girati su di un thread del forum); 3) Visionare
degli spezzoni più importanti di eventi passati; 4) Andare sul forum
http://forum.rojadirecta.es”
.
Il “forum di discussione”, che i convenuti dichiarano di
gestire/controllare direttamente, è tutt’altro che uno spazio
neutrale: tramite questo
forum, infatti, vengono condivisi “le
pratiche di utilizzo e i siti di file sharing per scaricare eventi
passati”
(cfr. pag. 11 Relazione Tecnica del CTU).
Per quanto evidenziato dal consulente d’ufficio (cfr. pag. 84 della
Relazione Tecnica)
“pur non essendo presenti i contenuti sul sito
Rojadirecta, il calendario giornaliero degli eventi sportivi è da
sempre caratterizzato da un estrema completezza”
e “la
caratteristica di esaustività della lista degli eventi … è proprio
alla base del successo del portale e dei “cloni” attualmente in
circolazione”>>
.

La sentenza è poco rigorosa.

Liquida la questione del link in due parole ritenendolo illecito ex sentenze Corte di Giustizia UE Renckoff, C-161/2017, che nulla c’entra, e Stichting Brein contro Jack Frederik Wullems, C-527/17.  Ignora però il dibattito teorico per cui il link è solo un indicazione e non può essere ritento compartecipe dell’illecito.

Poi, non è chiara sull’interpretazione delle due ipotesi di esimente ex art. 16.1 d. lgs. 70 del 2003 (<< Sul punto è bene precisare che le due ipotesi prese in
considerazione dalla disposizione di legge sono tra loro
alternative, nel senso che è sufficiente che non ricorra anche una
sola di esse affinché il
provider non sia esente da responsabilità >>):  è vero che sono legate da una disgiuntiva implicita (esplressa nella dir. UE: v. art. 14 dir. 31-2000) ma regolano due fattispecie concrete diverse.

Ancora , erra laddove osserva: << Ebbene la CGUE ha affermato che, anche
in riferimento al semplice prestatore di un servizio
dell’informazione consistente nella memorizzazione di informazioni
fornite da un destinatario del servizio medesimo (cd.
hosting
passivo), va esclusa l’esenzione di responsabilità prevista
dall’art. 14 della Direttiva, 31/2000 quando lo stesso
“dopo aver
preso conoscenza, mediante un’informazione fornita dalla persona
lesa o in altro modo, della natura illecita di tali dati o di attività
di detti destinatari abbia omesso di prontamente rimuovere tali dati
o disabilitare l’accesso agli stessi”
, così sancendo il principio
secondo il quale la conoscenza, comunque acquisita (non solo se
conosciuta tramite le autorità competenti o a seguito di esplicita
diffida del titolare dei diritti) dell’illiceità dei dati
memorizzati fa sorgere la responsabilità civile e risarcitoria del
prestatore di servizi (sentenza del 23.03.2010, relativa alle Cause
riunite da C-236/08 a C-238/08 – Google cs. Louis Vuitton)
>>.   Erra perchè non distingue in modo chiaro tra perdita (non invocabilità) dell’esimente e affermazione di responsabilità.-

Infine, superficialmente segue la linea della rilevanza giuridica del concetto di hosting attivo, che invece è assai poco rigoroso (ns. critica in Albertini, LA RESPONSABILITÀ CIVILE DEGLI INTERNET SERVICE PROVIDER PER I MATERIALI
CARICATI DAGLI UTENTI (CON QUALCHE CONSIDERAZIONE SUL RUOLO DI
GATEKEEPERS
DELLA COMUNICAZIONE, §§ 6 segg.), parlando di <cooperazione mediante omissione>.

Interessante per i pratici è però il calcolo del lucro cessante, basato sul numero di accessi , però ridotto (al 35 % ) passando al numero di ipotizzabili acquisti di diritti di visione di singoli eventi (stimati in euro 9 cadauno).

E’ liquidato pure un danno non patrimoniale equitativo di euro 50.000, non meglio motivato se non tramite il rif. al combinato disposto degli art. 185 c. pen. e art. 171 ter l. aut. (il reato)  e alla affermazine <<tenuto conto del tempo di protrazione della condotta e della natura della lesione che ha senz’altro compromesso l’immagine commerciale di parte attrice introducendo un elemento di forte dissuasione alla stipula od al rinnovo degli abbonamenti con evidenti ricadute anche sulla capacità di attrarre investimenti pubblicitari>>. Questo però ha a che fare con un pregiudizio totalmente patrimoniale! La questione del danno non patrimoniale per gli enti , commerciali soprattutto, è complicata ….

Conflitto tra diritto di parola e diritto di autore : una particolare ma interessante fattispecie decisa a favore del primo

Tizio , restando anonimo con l’account @CallMeMoneyBags , critica su Twitter un tale Brian Sheth, a private-equity billionaire, postando messaggi e foto di lui.

Una società di couinicazione , però , quale sedicente titolare dei diritti sulle foto , chiede a Twitter di dargli il nome ex 17 §512.h US CODE.

Il giudice rigetta accogliendo la difesa di Twitter e facendoo prevalere il diritto di parola (di critica, di satira etc.) , anche perchè l’attore non è riuscito a fugare il sospetto di essere veicolo soceitario a disposizione del medesimo sig. Seth.

Così Il distretto nord della California21 giugno 2022, Case 4:20-mc-80214-VC , IN RE DMCA § 512(H) SUBPOENA TO TWITTER, INC.

This is where the mystery surrounding Bayside makes a difference. If the Court were assured that Bayside had no connection to Brian Sheth, a limited disclosure subject to a protective order could perhaps be appropriate. But the circumstances of this subpoena are suspicious. As far as the Court can tell, Bayside was not formed until the month that the tweets about Sheth were posted on Twitter. It appears that Bayside had never registered any copyrights until the registration of these six photographs, which happened after the tweets were posted. And there appears to be no information publicly available about Bayside’s principals, staff, physical location, formation, or purposes.

Given all the unknowns, at oral argument the Court offered Bayside an opportunity to
supplement the record with an evidentiary hearing or additional documentation. Bayside
declined, stating that it preferred the motion to be adjudicated on the current record. There would
perhaps be some benefit in insisting on an evidentiary hearing to explore the circumstances
behind this subpoena—to explore whether Bayside and its counsel are abusing the judicial
process in an effort to discover MoneyBags’s identity for reasons having nothing to do with
copyright law. Perhaps that hearing could even result in an award of attorney’s fees for Twitter.

Il rapporto tra dirito di autore e diritti fondamentali antagonisti è ormai largamentit tratto anche da noi anzi in tutto il copyright europeo.

(notizia e link alla sentenza dal blog del prof. Eric Goldman)