La fotografia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino sorridenti è una delle più note tra quelle che li riguardano: fu scattata dal fotografo palermitano Antonio Gentile nel 1992 (due mesi prima della morte del primo).
La foto è presente in numerosi siti internet; ad es qui in ilfotografo.it.
Il fotografo nel 2017 citò la RAI in giudizio in risarcimento danni, lamentando l’illecita riproduzione della stessa, come si legge in sentenza: <<a dire dell’attore la fotografia era stata mandata in onda più volte e pubblicata da RAI sul propriosito web, a corredo di una campagna di sensibilizzazione denominata “La ricerca della Legalità”, senza che all’autore venissero corri-sposti i diritti, che quantificava in oltre un milione di euro. L’attore chiedeva anche il risarcimento dei danni non patrimoniali per euro 300.000 e la pubblicazione della sentenza>> (p. 4).
Il Trib. Roma però, con sentenza 12.09.2019 n° 14758 RG n. 75066/2017, ha escluso la creatività sufficiente per ravvisare opera dell’ingegno.
Secondo il giudice infatti <<La fotografia (….) non si caratterizza (…) per una particolare creatività, non sembra vi sia stata da parte dell’autore della fotografia una particolare scelta di posta, di luci, di inquadramento, di sfondo. Si tratta invero di una testimonianza, a mo’ di cronaca, di una situazione di fatto, il momento di sorri-so e di rilassamento di due colleghi magistratidurante un congresso. Ciò che rende particolare questa fotografia è l’eccezionalità del soggetto: si tratta di due magistrati eroi e martiri della lotta della Repubblica contro il fenomeno mafioso ed il loro atteggiamento sorridente, l’immagine della loro amicizia, la stima reciproca che emerge da questa foto sono altamente simbo-lici di un periodo repubblicano nel quale,a duro prezzo,finalmente questo Stato preseconsapevolezza della grandezza del fenomeno mafioso e lo seppe e vollecombattere, mediante queste persone ed a prezzo del loro personale sacrificio, con forza, decisione e per mezzo della loro integritàpersonale. La bellezza nella foto quindi è tanto più grande quanto, a posteriori, si riconosca e si ricordi la storia dei soggetti che lì sono effigiati. Dubita questo collegio che tutte queste considerazioni fossero nell’animo ovvero nell’intenzione del fotografo a priori, cioè mentre riprendeva la scena amicale rappresentata nella fotografia; né d’altronde, presumibilmente, questa fotografia avrebbe assunto il valore simbolico odierno se i soggetti ivi rappresentati non fossero tragicamente morti per mano mafiosa. Si tratta quindi sicuramente di una bella fotografia, simbolica, toccante ma che non può configurarsi quale opera d’arte>>.
L’opera dell’ingegno fotografica, infatti, <<presuppone (…) una lunga accurata sceltada parte del fotografo del luogo, del soggetto, dei colori, dell’angolazione, dell’illuminazionee si concretizza in uno scatto unico, irripetibile nel quale l’autore sintetizza la sua visione del soggetto. Il fotografo deve quindi avere in mente un obiettivo pittorico e creativo di valore artistico ed innovativo che tende a realizzare in una rappresentazione che non è grafico-pittorica bensì fotografica. In sostanza i presupposti per riconoscere ad una fotografia valore di opera d’arte sono i medesimi chedevono essere ascritti ad un quadro. La fotografia deve essere l’espressione di un progetto artistico, di uno stile, di un momento creativo>>
Si tratta dunque di fotografia semplice ex art. 87 l. a.
Solo che nemmeno questa tutela è stata riconosciuta, essendo già decorso il termine ventannale di durata del diritto (art. 92 l.a.).