Raymond Long , medico e praticante di yoga, avanza varie domande contro Facebook (F.) per abusivo accesso da parte di terzi al suo account: negligenza diretta, indiretta (vicarious e contributory) e violazione di copyright (essendo stati riprodotte sue opere dell’ingegno che egl icercava di pubblicizzare tramite l’account). Tutte sostanzialmente per non aver preso misure tempestive dopo le varie diffide dell’attore.
Decide la corte di appello del 9 circuito 23.04.2021, Long c. Facebook +1, n° 20-15036 D.C. No. 4:17-cv-02758-PJH. , la quale conferma il rigetto delle domande del giudice di primo greado.
Violazione diretta: l’omissione non costituisce <volitional conduct>, dice la Corte.
Vicarious infringement: non c’è il direct financial lbenefit, tale non essendo il prezzo degli annunci promzionali . Deve infatti ricorrere un beneficio direttamente legato all’illecito.
Contributory infringement: non lo provano le diffide inviate, perchè generiche , mentre la conoscenza richeista deve essere specifica cioè relativa alla specifica violazione dedotta: <<Viewing the screenshots in conjunction with the text of Long’s accompanying emails, the list of links to his website that Long also attached (which themselves included a different set of text and images), and Long’s simultaneous request to restore his page administrator status, the Complaint fails to plausibly establish that Facebook actually knew precisely what infringing material was available on Facebook.>>.
Punto da tenere a mente, per gli operatori.
In ogni caso, F. ha l’immunità da safe harbour ex 230 CDA, § 4.